--- Lo strano concetto di tolleranza di questi tempi dimostra l'esistenza di un regime di pensiero sui temi bioetici che non tollera diversità di vedute --- Riportiamo la curiosa iniziativa dell'onlus ProVita che ha affisso, su una palazzina di sua proprietà, un manifesto contro l'aborto o, preferisco questa dicitura, per i bambini che non nasceranno. Curiose e rabbiose le reazioni di taluni. Più volte in queste pagine si è voluto sottolineare come sia cambiato il concetto di tolleranza. Per molti anni tanti movimenti "pro" oppurre "arci" hanno preteso diritti in nome della tolleranza e della libertà. Tali libertà, però, non sono più riconosciute a chi, invece, per differenti ragioni ha un'idea diversa rispetto ai nuovi corsi storici (si veda: il mondo sottosopra - Il gender, una questione politica e culturale).
Come cristiani evangelici siamo contro l'aborto, ma la mano rimane tesa verso chi l'ha compiuto. Anzi, ed è la cosa più importante, l'abbraccio di Gesù è pronto... Abbiamo tutti bisogno delle Tue compassioni.
Fine di un incubo - Dopo l'aborto dolore e senso di colpa fino a...
Maxi manifesto a Roma: «Ora sei qui perché tua mamma non ha abortito».
La nuova campagna di ProVita a quarant’anni dalla legge 194
Roma, 3 aprile 2018
L’immagine di un bambino nel grembo materno, per scuotere milioni di coscienze. Da oggi fino al 15 aprile, un maxi manifesto ProVita di 7 metri per 11 ricorda a Roma, all'Italia e a tutto il mondo che l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) sopprime un essere vivente. Non un grumo di cellule. «Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito», è il messaggio della gigantografia che campeggia nella capitale (in via Gregorio VII, 58).
Misura 7 per 11 metri, si tratta del più grande manifesto contro l’Ivg in Italia, voluto dalla onlus ProVita nella sua campagna anti aborto e per la protezione del diritto alla vita, che si intensifica con l’avvicinarsi della ricorrenza del prossimo 22 maggio. In quella data, infatti, quarant’anni fa venne legalizzato l’aborto. Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, fu chiamata la legge 194 del 1978, che ben poco si è preoccupata di tutelare la maternità, consentendo invece di sopprimere bambini non ancora nati. Dal 1978, sono stati più di 6 milioni quelli uccisi dall’aborto, senza contare le vite che si sopprimono in solitudine, tra le pareti domestiche, con le pillole abortive fra le quali la Ru 486, il «pesticida umano», che ha già causato quasi 30 morti anche tra le donne che l'hanno assunta.
«Ma è concepibile che in un’Italia, dove solo il 38% dei malati di tumore può accedere alle cure palliative e dove circa 200.000 anziani o disabili sono rispediti a casa ogni anno dagli ospedali pubblici, per mancanza di fondi per la sanità, lo Stato spenda centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per finanziare scelte individuali che causano l’eliminazione di esseri umani, e che non sono condivise da una grande fetta della popolazione?», protesta a gran voce Toni Brandi, presidente di ProVita.
La onlus, che ha lanciato anche una petizione (si può sottoscrivere sul sito notizieprovita.it) «affinché il ministero della Salute garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze, provocate dall’aborto volontario sulla loro salute fisica e psichica», con il maxi manifesto di Roma riporta l’attenzione sulla violenza e dramma di una condanna a morte prima di nascere. «Uno Stato che finge di tutelare la mamma (spesso soggetta a ingiuste pressioni ideologiche e ignara dei rischi alla salute che corre abortendo), ma che non si preoccupa del più debole, il bambino nel grembo materno, è la rappresentazione plateale della legge della giungla», accusa il presidente Toni Brandi.
Dopo la gigantografia dell’essere umano a 11 settimane, ProVita proseguirà la sua battaglia con altre, forti iniziative per scuotere la coscienza di tutti. Lo farà anche dalla sua nuova, centralissima sede nazionale di Roma, come annuncerà nei prossimi giorni.
ProVita Onlus
Le reazioni di alcune parti politiche (PD e M5S) a Roma. Fonte Ansa:
Bufera su manifesto antiabortista a Roma, 'rimuovetelo' - Polemiche su maxi cartellone ProVita. Campidoglio, già diffidati
Un maxi cartellone con l'immagine di un embrione e il monito anti abortista: "sei qui perchè tua mamma non ti ha abortito".
E' il manifesto dell'associazione ProVita affisso sula facciata di un palazzo a Roma che ha scatenato polemiche sui social e anche prese di posizioni politiche come quella delle consigliere dem del Campidoglio che hanno chiesto alla sindaca Virginia Raggi l'immediata rimozione.
La senatrice Pd Monica Cirinnà invece su twitter lancia l'hashtag #rimozionesubito. La protesta però corre prima sui social: "un ricatto morale", "una vergogna", "peggio dei talebani ", tanto per citare alcuni commenti di utenti twitter. Alcuni auspicano che il manifesto faccia la fine del "murales con Salvini e Di Maio che si baciano", rimosso subito, altri ironizzano "benvenuti nel Medioevo". In molti hanno segnalato il cartellone all'ufficio affissioni del Campidoglio. Col manifesto ProVita intende rilanciare, a 40 anni dalla legge 194 sull'interruzione di gravidanza, in 7x11 metri (queste le dimensioni del cartellone) la strenua filosofia antiabortista dell'associazione attraverso l'immagine di un feto e frasi tipo "il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento, già ti succhiavi il pollice, tutti i tuoi organi erano presenti".
Resterà lì fino al 15 aprile, se non interverranno prima i tecnici del Comune. "Il maxi manifesto di Roma riporta l'attenzione sulla violenza e dramma di una condanna a morte prima di nascere", cerca di spiegare il presidente di ProVita Toni Brandi. Contro il cartellone sono insorte le consigliere del Pd al Campidoglio, Michela Di Biase, Valeria Baglio, Ilaria Piccolo, Giulia Tempesta e da quella della Lista Civica Svetlana Celli. Il Comune ha già avviato indagini e ha allertato la polizia locale sul caso. L'amministrazione in passato ha già interdetto la stessa associazione dall'affissione di simili manifesti, perché in contrasto con le prescrizioni previste dal Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta espressamente "esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali".
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