Da una serata tra fratelli e sorelle meditando il salmo 104.
Roma 2 agosto 2018


Si veda anche: Riscoprire l'etica della creazione - Marco Distort

alex

Da oggi (1° agosto 2018) siamo in debito con la natura: abbiamo già utilizzato tutte le risorse disponibili per quest’anno e abbiamo già prodotto più rifiuti di quanto l’ambiente sia in grado di smaltire.

Questo non solo significa lasciare un’eredità pesantissima alle prossime generazioni ma anche far pagare il nostro debito a tutti i popoli del mondo. Anche a chi queste risorse non le sta consumando e questi rifiuti non li sta producendo.
Perché se l’overshoot day è un dato globale, non significa che tutti abbiano le stesse responsabilità. Paradossalmente, proprio chi ha meno colpe sta pagando il prezzo più alto.

Com’è possibile? E’ presto detto: il nostro debito non dipende dalle nostre possibilità economica ma dalla nostra impronta ecologica. Tutto ciò di cui disponiamo deriva direttamente o indirettamente dalla natura: cibo, acqua, abiti, edifici, mezzi di trasporto, energia, tecnologia. Tutto. L’umanità ha bisogno di quello che fornisce la natura. Ma come sappiamo quanto stiamo utilizzando e quanto abbiamo an- cora a disposizione? Per scoprirlo bisogna calcolare la propria impronta ecologica, ossia il rapporto tra le risorse naturali che si consumano e la capacità della Terra di rigenerarle e di smaltire i rifiuti prodotti.

Più precisamente, seguendo il lavoro di Mathis Wackernagel e William Rees, definiamo l’impronta ecologica come “l’area totale di ecosistemi terrestri e acquatici richiesta per produrre le risorse che la popolazione di una comunità consuma, e assimilare i rifiuti che la popolazione stessa produce” (Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth, New Society 1998).

Per calcolarla si prende in esame lo stile di vita di un singolo individuo, una comunità o uno Stato e si mette in relazione con la capacità di un determinato territorio di supplire a quei consumi. Il risultato può essere espresso in ettari, che rappresentano la quantità di superficie terrestre necessari a sostenere quel determinato stile di vita, oppure lo si può esprimere da un punto di vista energetico, calcolando l’emissione di biossido di carbonio e, di conseguenza, la quantità di terra forestata necessaria per assorbire le tonnellate di CO2 prodotte (Carbon footprint). Queste cifre ci danno la misura di quanto le nostre abitudini siano o meno sostenibili per questo pianeta (potete calcolare la vostra impronta su www.im- prontawwf.it).

I risultati del test ne sono certa vi sorprenderanno! Lo posso affermare con certezza perché io, dopo un anno di accortezze ecologiche e scelte sostenibili, mi sono ritrovata comunque con un mostruoso debito nei confronti di questo pianeta e di tutti i suoi abitanti. E vi chiedo scusa per questo. Se tutti vivessero come me oggi all’umanità servirebbero quasi 2 pianeti Terra (1,8 per la precisione). Tantissimo, ma comunque molto meno dei 3 pianeti Terra (3,6) di cui necessitava il mio stile di vita prima di smettere di andare al supermercato e di cambiare alimentazione. Per dirla in maniera diversa, oggi i miei consumi necessitano di circa 4 ettari di Terra, mentre prima me ne servivano quasi 8. Un’enormità se si pensa a quanto ci spetti davvero. Secondo i calcoli del WWF, infatti, ognuno di noi, in quanto abitante di questo pianeta, avrebbe a disposizione un budget di circa 2 ettari di superficie.

Ma, come sempre accade, essendo la Terra una torta unica, se qualcuno si prende la fetta più grande, gli altri devono accontentarsi delle briciole. Tant’è che, sebbene gran parte della popolazione del mondo viva ancora oggi di sussistenza, con livelli di consumo minimi, le risorse della Terra si stanno esaurendo sempre più in fretta a causa dei modelli di produzione e consumo dei paesi sviluppati. Sempre i dati del WWF ci raccontano che i paesi ricchi hanno un’impronta ecologica in media 5 volte superiore a quella dei paesi più po- veri. Per esempio, l’impronta ecologica di un americano medio è di 9,6 ettari globali per persona, quella di un europeo è di 4,8 ettari e quella di un pakistano di 0,7 ettari. Se consideriamo solamente il nostro Paese vediamo che, a fronte di una capacità ecologica di circa 1,1 ettari di superficie a persona, la nostra impronta ecologica è pari a ben 3,8 ettari.

Questo significa che per sostenere i nostri consumi nazionali abbiamo bisogno di una superficie pari a 3,5 volte quella realmente disponibile, che ovviamente recuperiamo da quei paesi che hanno un’impronta ecologica ancora in attivo. L’Italia è una famiglia che sperpera più di quanto guadagna, spreca ciò che non possiede e butta più di quanto può smaltire. “Che novità”, mi direte. La novità sta nel fatto che ognuno di noi può fare tantissimo, da subito, per cambiare le cose! Anche e soprattutto partendo dai propri consumi. Non possiamo continuare a gravare in questo modo sul pianeta e sugli altri popoli. Le conseguenze delle nostre abitudini, della nostra pigrizia e della nostra ignoranza sono pagate da tutti e continueranno a gravare anche sulle future generazioni. Che debito vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi? Non è forse giunto il momento di fare qualcosa di concreto per cambiare le cose?

Fonte: Vivere Senza Supermercato

Inviato da alex il

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