«Io ti ho posto davanti la vita e la morte... scegli la vita affinché tu viva»
(La Bibbia - Deuteronomio 30:19)
Introduzione
Questo libretto ha uno scopo semplice e preciso: aiutarti a scoprire te stesso e farti conoscere l'amore di Dio che vuole fare di te un essere nuovo.
Ogni uomo, ogni donna, ha bisogno di vedersi alla luce di Dio e di avere precise risposte ai molti «perché» della sua esistenza. Ma specialmente ha bisogno di certezze e di pace interiore per poter pensare, senza paura, alla morte e soprattutto al «dopo la morte», e per non essere sopraffatto dai problemi e dai drammi di questa vita. Ora, solo Dio può farti raggiungere tali obiettivi e adesso ha una buona notizia da darti! Se l'ascolti e la credi ti renderà felice, e la tua vita si trasformerà, come quella di milioni d'altre persone che l'hanno scoperta leggendo la Bibbia e l'hanno creduta. Diciamo subito, per farci conoscere ed evitare malintesi, che noi abbiamo la certezza assoluta che la Bibbia è Parola di Dio; vera in ogni sua frase, in ogni pensiero, in ogni episodio. Se è incomprensibile, lo è per chi la legge con diffidenza o con un po' di superbia; ma per chi la legge con umiltà, per i «piccoli fanciulli» come Gesù li definiva, è facile e chiara. Teniamo a precisare che non apparteniamo a nessuna setta e a nessuna di quelle nuove religioni che si stanno diffondendo da qualche tempo nei nostri paesi. Noi abbiamo conosciuto l'amore di Dio, accettato il Suo messaggio, creduto al sacrificio di Cristo e sperimentato la gioia di essere salvati per grazia. Questo libretto ha due parti: la prima è come una «radiografia» che ci fa scoprire cosa c'è dentro di noi. La seconda, invece, ci fa scoprire cosa c'è nel cuore di Dio. Perché l'uomo non può fare a meno di conoscere l'amore di Dio, di quel Dio che è amore, che ci è venuto incontro, e che offre alle sue creature un dono che gli è costato un prezzo incalcolabile. Lo scoprirai avanzando nella lettura di queste pagine che ci auguriamo ti facciano del bene e portino alla tua anima del ristoro e della gioia.
L'Editore
1. Parte prima: La nostra radiografia
1.1 Un brusco risveglio
Per prima cosa, la Bibbia ci fa fare una scoperta un po' deludente. Eccola:
«Non c'è nessun giusto, neppure uno» (Romani 3:10)
È una scoperta per nulla entusiasmante, anzi, che fa paura, se si riflette bene. È come un brusco risveglio! Ma bisogna che incominciamo di qui, per capire esattamente quello che Dio ha fatto per noi.
Di fronte a quest'affermazione della Scrittura c'è chi non si sorprende. «Basta leggere un giornale — pensa — e ci vuol poco a capire quello che l'uomo è!». Ma c'è anche chi si sente offeso e ritiene che la Bibbia esageri. E dice: «Vi sono molti onesti nel mondo, molti altruisti, uomini e donne che hanno lottato per il bene dei poveri e degli oppressi...». È vero anche questo, e Dio lo sa. Però, messi a confronto con la Sua perfetta giustizia e con la Sua purezza assoluta, noi tutti, uomini e donne di ogni tempo, siamo ingiusti e impuri.
Già gli uomini di Dio che vissero nell'antichità, centinaia di anni prima di Cristo, avevano molto chiaro questo concetto. Il grande re Salomone, forse l'uomo più sapiente che sia mai esistito, scrisse in un suo libro: «Certo, non v'è sulla terra alcun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai» (Ecclesiaste 7:20).
Molti secoli prima di lui, un uomo saggio, amico del famoso Giobbe, disse in un suo discorso: «Può il mortale essere giusto davanti a Dio? Può l'uomo essere puro davanti al suo Fattore?» (Giobbe 4:17).
Anche un grande profeta di Israele, Isaia, scrisse nel suo libro: «Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro, e tutta la nostra giustizia come un abito lordato... Le nostre iniquità ci portano via come il vento» (Isaia 64:6).
1.2 Il peccato, questo sconosciuto
Ma cos'è esattamente il peccato? Ci risponde la Bibbia: è peccato ogni atto contrario al pensiero di Dio, ogni disubbidienza alla Sua volontà, ogni violazione alla Sua Legge. Oggi non piace più a nessuno la parola «peccato»; tutti vogliono sentirsi liberi, e anche solo l'idea di avere una qualche colpa dà un senso di fastidio. Hai mai letto nel Vangelo di Giovanni (cap.8 ) l'episodio della donna adultera trascinata davanti al Signore dagli Scribi e dai Farisei? Volevano sapere cosa farne e, per metterlo alla prova, gli chiesero consiglio. Il Signore rispose: «Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei». Allora avvenne una cosa inaspettata: ad uno ad uno, dai più vecchi fino ai più giovani, ci dice il Vangelo, si misero a uscire, «ripresi nella loro coscienza». Che scena!
Se il Signore, oggi, facesse la stessa proposta, chi di noi scaglierebbe la pietra per primo?
Per convincerci che siamo tutti peccatori, cioè trasgressori della Legge di Dio, sarebbe sufficiente leggere i Dieci Comandamenti. Dio li aveva dati a Mosé perché servissero da regola di vita per il popolo di Israele. Alcuni comandamenti non sono difficili da rispettare: «Non uccidere», ad esempio, o «non commettere adulterio». Ma quando è detto «non desiderare la casa del tuo prossimo, la moglie del tuo prossimo, ... né cosa alcuna che sia del tuo prossimo» (Esodo 20:17 ) io mi sento in colpa, e sono sicuro anche tu. Chi è che non trasgredisce ogni giorno quest'ordine di Dio?
Il Signore Gesù riassumeva tutti i comandamenti in due soli: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente»; e poi: «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Matteo 22:36-40)! Non c’è mai stato essere umano che sia riuscito a mettere in pratica questa parola. Mai.
Dunque, siamo tutti colpevoli davanti a Dio, tutti «peccatori». Non c’è alcun giusto, neppure uno» ci dice la Parola di Dio (Romani 3:1); e penso che ora anche tu sia d'accordo con Lui. L’apostolo Giovanni scrive: «Se diciamo di non aver peccato facciamo Dio bugiardo e la Sua Parola non è in noi»; «se diciamo d'essere senza peccato inganniamo noi stessi» (l Giovanni 1:8-10 ).
Non credere che Dio abbia piacere di rilevare il male della Sua creatura che ama; ma e costretto a farlo, per il nostro bene. Proprio come un medico che deve dire al suo paziente che e malato; non e piacevole per lui, anzi, lo fa con tristezza; ma e indispensabile perché questi, sapendo la verità, si lasci curare e accetti la medicina che lo potrà guarire. Dio è il Grande Medico della nostra anima, e ci dice che siamo peccatori perché ci lasciamo curare da Lui, che solo può farlo, e accettiamo la «medicina» che solo Lui ci puo dare: la morte del Suo amato Figliuolo ricevuta con fede nei nostri cuori. Vedremo questo fra poco.
1.3 Come una lebbra dell’anima
In alcuni brani della Bibbia il peccato è raffigurato dalla lebbra, un orrendo male che per millenni è stato assolutamente incurabile. Il lebbroso era isolato da tutti, per l'altissimo rischio di contagio, e viveva, quando riusciva a sopravvivere, al margine della società, senza poter lavorare, solo, lontano dalla famiglia. Essere lebbroso era una delle più grandi tragedie umane. Abbiamo così una raffigurazione di quanto sia grande la miseria spirituale dell'umanità e il dolore nel quale si dibatte a causa del peccato.
Noi siamo tutti malati, gravemente malati! Infatti, il peccato è come una malattia, la più grave che esista; e lo capiamo facilmente se sappiamo guardare con acutezza ai disastri che esso produce in noi e intorno a noi.
Ma cosa implica il fatto di essere dei peccatori? A quali conseguenze porta? Prima di affrontare questo argomento vorrei spiegarti una cosa che certamente avrai desiderio di sapere:
Come mai siamo peccatori? È Dio che ci ha fatti così o lo siamo diventati dopo?
1.4 Primo uomo, primo colpevole
La Parola di Dio ci dà su questo argomento delle risposte molto esaurienti anche se, con la nostra ragione e la nostra logica, non tutto riusciamo a spiegare.
L'uomo è stato creato da Dio senza la conoscenza del peccato. Adamo ed Eva non sapevano cosa fosse il male né cosa fosse il bene. Erano «innocenti» e, nello stesso tempo, liberi di fare le loro scelte. Ubbidendo e sottomettendosi a Dio che li seguiva passo passo, potevano essere felici; felici nella loro innocenza, ma nella comunione col loro Creatore che li amava; felici in un creato di incantevole bellezza. Dio non voleva che conoscessero il bene e il male per loro esperienza personale, perché sapeva che non sarebbero stati in grado di fare sempre il bene né avrebbero avuto la forza, limitati com'erano, di fuggire sempre il male.
Avevano quindi una sola proibizione: non dovevano mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male (Genesi cap. 3). Ma Adamo ed Eva, i nostri progenitori, furono disubbidienti. Diedero retta a Satana, alle sue insinuazioni; e, nel desiderio di ottenere ciò che Dio voleva loro evitare, finirono per avere, con un grave atto di disubbidienza, la tanto ambita conoscenza del bene e del male!
Da quel momento, l'uomo e la donna diventarono responsabili davanti a Dio. Responsabili dei loro atti e dei loro stessi pensieri, e anche tanto colpevoli. Perché quando si conosce il bene e non lo si fa, si commette peccato; e la stessa cosa quando si cade nel male sapendo che è male.
Così, a partire da Adamo, ogni essere umano è diventato peccatore. Tutta la sua natura ne è intaccata. La tendenza al peccato si è trasmessa a tutti gli uomini nelle generazioni successive, fino a noi e a quanti nasceranno dopo di noi. Il re Davide lo sapeva molto bene, tanto che scrisse in un Salmo: «Io sono stato formato nell'iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato» (Salmo 51:5).
La conoscenza del bene e del male fu un vero dramma per l'umanità; con essa ognuno e responsabile davanti a Dio di ciò che fa, e si macchia di una colpa per le trasgressioni commesse. L'apostolo Paolo conferma queste parole, dicendo: «Il peccato è entrato nel mondo per mezzo di un solo uomo, e per mezzo del peccato è entrata la morte» (Romani 5:12).
1.5 Tutto rovinato!
Le conseguenze della presenza del peccato nella natura umana e nel mondo sono disastrose, come tu stesso puoi constatare. Dalle malattie fisiche e mentali alla violenza, alle guerre, all'immoralità, tutto è dovuto al peccato. Dice il Signore: «Dal di dentro, dal cuore degli uomini, escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza» (Marco 7:21-22).
E non è solo l'umanità a soffrirne. Anche la natura «soffre» di questo stato di cose, rovinata com'è dalla presenza del male e dai folli interventi dell'uomo; lo stesso equilibrio ecologico è gravemente minacciato; «tutta la creazione geme ed è in travaglio» (Romani 8:22)!
1.6 L'ultimo atto della tragedia
Ma la più drammatica conseguenza del peccato è la morte. Dio l'aveva preannunciato ad Adamo e così è avvenuto. Da allora tutti muoiono, perché tutti, come abbiamo detto prima, sono peccatori. Ma sarebbe ancora poco se l'ultimo atto di questa tragedia si consumasse in una tomba e se, dopo questo, tutto fosse finito. Molti credono che sia così, o almeno lo sperano. Forse l'hai pensato anche tu, qualche volta. Invece no. Dopo la morte c'è il giudizio! Lo dice chiaramente la Parola di Dio, senza mezzi termini. Ascolta: «È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Ebrei 9:27).
A questo giudizio Dio dovrà condannare i peccatori con una spaventosa condanna: l'allontanamento da Lui per sempre! Lui è la sorgente del bene, della gioia, della pace; lontani da Lui c'è il tormento e l'infelicità. È «la seconda morte», di cui parleremo fra poco.
Ma Dio, che ama la sua creatura, non vorrebbe arrivare a questo; possiamo esserne certi perché ce lo assicura la Bibbia in molti passi; Pietro e Paolo ne parlano chiaramente: «Il Signore è paziente... non volendo che alcuni periscano ma che tutti giungano a ravvedersi» (2 Pietro 3:9).
«Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati» (1 Timoteo 2:4).
L'Eterno stesso, nel libro del profeta Ezechiele, dice: «Provo io forse piacere se l'empio muore?... Io non ho alcun piacere nella morte di colui che muore... Io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva» (Ezechiele 18:23 e 32; 33:11).
«Dio è amore», e vedremo cos'ha fatto per noi, poveri peccatori perduti!
Forse, a questo punto, ti sorgono dei dubbi e ti viene spontaneo porti delle domande:
«Se così stanno le cose, che colpa ne abbiamo? E cosa pretende Dio da esseri peccatori come noi?»
Per quanto riguarda il primo punto, la Parola di Dio non ci risponde e non ci autorizza a discutere con Dio; anzi, ce lo proibisce severamente (leggi Isaia 45:9 e Romani 9:20-21). L'uomo nasce nel peccato, nasce con una natura corrotta che la fa peccare: questa è la realta, la triste realtà. Dio ce la fa presente per il nostro bene; proprio come fa il medico col suo paziente malato. Che senso avrebbe che questo si domandasse: Perché sono malato? perché io e non un altro? che colpa ne ho? La realtà è che «è malato», e che se non vi cura morirà certamente.
Per quanto riguarda il secondo punto, possiamo dire che, infatti, Dio non pretende niente da noi e non si aspetta niente di buono. Cosa potrebbe aspettarsi da peccatori perduti che non hanno nemmeno la forza di fuggire il male? Per questo ha fatto tutto Lui per la nostra salvezza: «Mentre eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi... Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi...Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo» (Romani 5:6-10).
È un'opera straordinaria di grazia e d'amore che vedremo nella seconda parte.
1.7 La reazione di Dio
Di fronte al male che c'è nell'uomo e che viene commesso continuamente, che reazione pensi che abbia Dio, il Dio giusto e santo che, per la sua stessa natura, non può in nessun modo tollerare il peccato? La Sua giustizia e la Sua santità sono tanto perfette (perché tutto in Lui è assoluto) che ogni atto impuro reca offesa alla Sua Persona e oltraggio alla perfezione del Suo essere. La Bibbia dice che sull'uomo peccatore incombe «l'ira di Dio». Un'ira che non ha niente a che vedere con la rabbia degli uomini, con il furore dell'odio, dell'orgoglio ferito. L'ira di Dio è dovuta alla sua repulsione verso il peccato, è un'ira «giusta» come scrive l'apostolo Paolo: «Dio è egli ingiusto quando dà corso alla sua ira?» (Romani 3:5).
Molte parti della Sacra Scrittura trattano questo serio soggetto.
Nell'Evangelo di Giovanni (3:36) il Signore stesso parla dell'«ira di Dio che è su ogni uomo». Ne parta anche ripetutamente l'apostolo Paolo quando dice: «Eravamo per natura figli d'ira, come gli altri»; «l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli» (Efesini 2:3 e 5:6)
... ribelli perché vivono «seguendo il principe della podestà dell'aria (Satana)... immersi nelle concupiscenze carnali... ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri...» (Efesini 2:2-3).
L'ira di Dio ! Hai un'idea di cosa sia l'ira di Dio? La Bibbia ci fa intuire quanto sia spaventosa: essa dice che, quando il Signore castigherà il mondo incredulo, la gente dirà «ai monti e alle rocce: Cadeteci addosso e nascondeteci dalla presenza di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello! » (Apocalisse 6:16). Nella Lettera agli Ebrei è anche scritto: «È cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente» (Ebrei 10:31).
Ma non pensare che Dio abbia piacere a spaventare le sue creature. Se ci dice con sincerità come stanno le cose, è per il nostro bene. Dio non ci inganna. Il medico che informa il paziente sull'evoluzione che potrebbe avere la sua malattia e sul suo esito, lo fa malvolentieri, ma ne è costretto; se no, il malato non si curerebbe. Ma il nostro grande Medico ha trovato una soluzione, un meraviglioso e potente rimedio per curare il nostro male, e ce lo offre gratuitamente, come vedremo nelle pagine che seguono.
L'ira di Dio contro il peccato porta necessariamente al castigo di chi lo commette. I nostri peccati sono tutti registrati nel cielo. Ogni nostro atto, ogni pensiero, è come scritto in un libro. Quando la Bibbia ci racconta il giudizio finale, dice che dei libri saranno aperti e gli uomini verranno giudicati «ciascuno secondo le sue opere» (Apocalisse 20:13) in base alle cose scritte in quei libri. Ma venire in giudizio, come dicevo prima, vuol dire essere condannati, e la condanna sarà la lontananza per sempre da Dio, il tormento senza fine. Perciò la Bibbia chiama questa terribile cosa: «la seconda morte» (la prima morte è quella del corpo). Tieni sempre presente, però, che Dio desidera evitare alle sue creature una così tragica sorte!
Ecco la verità sulla nostra effettiva condizione. Hanno un bel da dire alcuni sociologi che l'uomo nasce buono e che è poi la società a renderlo cattivo ed egoista... Dio insegna esattamente il contrario: «I disegni del cuore dell'uomo, sono malvagi fin dalla sua fanciullezza» (Genesi 8:21).
1.8 Come rimediare?
C'è uno che si dibatte impotente fra le onde; non riesce a raggiungere la riva; è esausto. Sta per annegare. È questione di qualche minuto. Ah! se qualcuno potesse dargli una mano! Pagherebbe qualunque cifra, darebbe tutto quello che ha... Ed ecco che uno più forte e più abile di lui gli va incontro, rischiando la propria vita, e lo trascina a riva. «Se non fosse stato per te, sarei certamente morto. Grazie infinite! Sei stato il mio salvatore. Non ti dimenticherò mai, per tutta la vita. Dimmi quanto ti devo». No. Lui non vuole una lira; l'ha fatto disinteressatamente, per amore. E poi, che cifra pagherebbe la vita di un uomo?
Quello che si dibatte fra le onde sono io, sei tu, è ogni uomo. L'opera di salvataggio è un'opera d'amore di Dio. Da soli non possiamo far niente. Tutta la Bibbia ce lo insegna con estrema chiarezza.
Nessuno di noi può cancellare uno solo dei propri peccati.
Nessuno di noi può salvarsi da solo.
Nessuna nostra opera, per buona che sia, può renderci tanto giusti e tanto puri da farci meritare il paradiso.
Senti cosa scrive l'apostolo Paolo: «Dalle opere nessuno sarà giustificato (cioè reso giusto, come Dio vuole)».
«Mediante le opere nessuno sarà giustificato davanti a Lui» (Galati 2:16 e Romani 3:20).
Nella lettera agli Ebrei, le opere dell'uomo sono chiamate «opere morte» (9:14) nel senso che non potranno mai dare la vita, o, in altre parole, permettere a qualcuno di guadagnarsi il favore di Dio e il cielo. Se potessimo fare qualcosa per la nostra salvezza avremmo dei meriti; ma tutta la Bibbia ci fa capire che nessuno di noi ha dei meriti da accampare davanti al Dio perfettamente santo e giusto. Scrive ancora Paolo: «Non è in virtù d'opere affinché nessuno se ne vanti» (Efesini 2:9).
Nella Lettera ai Romani, come abbiamo visto, è detto che noi tutti siamo non solo «nemici» e «peccatori», ma anche «senza forza» (5:6-10), vale a dire senza possibilità di fare un solo passo verso Dio. Ecco perché è venuto Lui incontro a noi, nel Suo amore infinito!
2. Parte seconda: La terapia divina
2.1 Quanto mi costa? Niente! È un dono
Torniamo ora all'esempio del malato, e immaginiamo di essere noi quel malato di cui parlavamo prima. La malattia è gravissima, mortale. Una medicina ci sarebbe, ma è così cara che non possiamo comprarla; ci mancano i mezzi. La sola soluzione è che un altro ne paghi il prezzo per noi, e ce la regali. Dio ha fatto proprio così. La salvezza che ci offre, il perdono dei nostri peccati (la guarigione, diremo, della nostra anima), è un Suo dono; ci è regalata, per amore.
Rileggiamo lo scritto di Paolo nella Lettera ai Romani (6:23): «Il salario del peccato (in altre parole: ciò che il peccato merita come ricompensa) è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù». Vedremo subito cosa significa «in Cristo Gesù». Per ora cerca di afferrare bene il fatto che la salvezza è gratuita, offerta da Dio senza che la meritiamo.
2.2 Ed è anche un atto di grazia
Ma c'è un altro aspetto del problema. Mentre un malato lo è, il più delle volte, non per colpa sua ma per una fatalità di cui non è responsabile, l'umanità, invece, è colpevole dei peccati che commette, perché il peccato offende Dio e lo disonora. Ognuno di noi, quindi, non solo è malato, ma è anche un trasgressore della legge di Dio e, come trasgressore, merita la condanna. Sai quale? La «condanna a morte» perché, come si è visto, la morte è la tragica e inevitabile conseguenza del peccato. Ora, un condannato a morte ha una possibilità di scampare al patibolo, una sola: che venga graziato! La grazia è il solo modo per sfuggire alla condanna.
L'apostolo Paolo insiste su questo in molti suoi scritti: «Infatti, è per grazia che voi siete stati salvati... e ciò non viene da voi; è il dono di Dio». «Se è per grazia non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia» (Efesini 2:8 e Romani 11:6).
Dio ci salva con un atto di grazia! Sia lodato il suo nome! Ma cos'è che ha reso possibile tutto questo? Come mai Dio può offrirci la salvezza in dono? Come mai ci può fare grazia dal momento che tutta la Bibbia ci insegna che non può «chiudere un occhio» sul peccato e non può considerare innocente il colpevole? Qual è il fondamento della salvezza? Dio è giusto, e la Sua perfetta giustizia esige che il peccato sia punito, se no non può essere né tolto né dimenticato. Come può allora perdonarci e salvarci?
2.3 Ecco come è stata resa possibile la tua salvezza
Il messaggio centrale di tutta la Sacra Scrittura è proprio la risposta a questo interrogativo. Dio ci ha trovato un sostituto nella persona di Gesù Cristo, il Suo Figlio! Era indispensabile un sostituto, uno che portasse il nostro castigo come se fosse lui colpevole, uno che prendesse il nostro posto sotto l'ira di Dio. Ma non poteva farlo uno qualunque di noi perché noi siamo tutti peccatori; e nemmeno un angelo. Lo ha potuto fare il Signore Gesù perché era Dio (e solo Dio poteva reggere il peso del peccato) ed era anche uomo, simile a noi ma senza peccato (perché solo ad Uno che fosse uomo, Dio poteva imputare i peccati degli uomini).
L'apostolo Paolo scrive a Timoteo: «Certa è questa parola e degna d'essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori» (1 Timoteo 1:15).
Ecco perché il Figlio di Dio, nel tempo prestabilito, ha preso un corpo di uomo; «è stato fatto carne» dice l'apostolo Giovanni «ed ha abitato per un tempo tra noi» (Giovanni 1:14). Paolo insegna che Dio ha mandato «il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato» (Romani 8:3); e dice anche che Lui, che era Dio, «abbassò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini» (Filippesi 2:6-7). Che grande mistero! Alla sua nascita, dalla vergine Maria, una moltitudine di angeli lodò Dio nel cielo, dicendo: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra» (Luca 2:14). La Bibbia chiama «mistero della pietà» questa manifestazione del Figlio di Dio in carne e la sua apparizione agli angeli (1 Timoteo 3:16).
Ma la sua venuta come uomo, per quanto straordinaria sia stata, non sarebbe bastata a salvarci. La presenza di un Uomo perfetto sulla terra fu certamente un avvenimento senza precedenti; il suo amore per l'umanità sofferente, la sua rettitudine, la sua ubbidienza, onorarono Dio come mai era avvenuto prima d'allora. Eppure, tutto questo non sarebbe bastato a distogliere dall'uomo l'ira di Dio; bisognava che si caricasse Lui di tutti i nostri peccati e delle nostre colpe, e che ne portasse la pena sotto il giusto giudizio di Dio. E poiché «il salario del peccato è la morte», bisognava che morisse al nostro posto. E così ha fatto! Ascolta cosa dice la Bibbia: «Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture» (1 Corinzi 15:3).
«Egli, che non commise peccato,... ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce» (1 Pietro 2:22-24).
Anche il profeta Isaia, che visse ben 800 anni prima di Cristo, parlò di Lui e disse: «Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è stato su Lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione» (Isaia 53:5).
Guarda il Signore Gesù sulla croce! Non è un benefattore disprezzato che finisce miseramente la sua vita; non è un profeta respinto che ha fallito la sua missione. È il Figlio di Dio che soffre e muore al nostro posto per farci scampare a un'eternità di tormenti. Tutto il peso immane dei nostri peccati se lo è caricato su di Sé; e là, in quei momenti di indicibile sofferenza, ha pagato a Dio il mio debito legato al peccato, il tuo debito. Ecco la grande notizia che la Bibbia indirizza alla nostra coscienza e al nostro cuore!
Tu dirai allora: Se è così, tutti gli uomini sono salvati, tutti sono perdonati; l'umanità è a posto! No, purtroppo; non è così. Immagina una porta aperta che dà accesso a un luogo meraviglioso. E aperta per tutti, tutti possono entrare, nessuno sarà cacciato fuori... ma non tutti entrano, non tutti ne approfittano. Molti arrivano vicino, a un passo... poi tornano indietro, o rimangono lì. Peccato! La porta era aperta, anche per loro, ma non ne hanno approfittato, non hanno fatto il passo decisivo! Gesù dice: «Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato» (Giovanni 10:9).
Ma per passare da quella porta, per poter usufruire di quest'opera meravigliosa del Signore, ci sono delle condizioni, due esattamente, messe da Dio stesso. Sono due passi che bisogna assolutamente fare. Eccoli:
2.4 Primo passo: il pentimento
Per prima cosa, Dio vuole che noi riconosciamo di essere peccatori, degni del giusto giudizio di Dio, e ce ne umiliamo davanti a Lui. Anche tu devi farlo; devi provare dolore e rimorso per le offese che gli hai arrecato e per il dispiacere che gli hai dato con atti o pensieri contrari alla sua volontà... Se sei sincero, Dio stesso lavorerà nella tua coscienza, facendoti sentire l'amarezza del peccato e la giusta paura per le sue conseguenze; e, nello stesso tempo, ascolterà la tua confessione e ti garantirà il Suo perdono. Il peso dei tuoi peccati è così tolto dalle tue spalle! «Dio fa ora annunziare agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano (o si pentano) perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia» (Atti 17:30).
Queste parole dell'apostolo Paolo echeggiarono due-mila anni fa nella città di Atene; e ancora oggi lo Spirito del Signore le ripete alla generazione attuale. Quando i Giudei domandarono a Pietro: «Che dobbiamo fare?», Pietro rispose: «Ravvedetevi... Ravvedetevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati» (Atti 2:38 e 3:19). Il primo passo da fare per ottenere il perdono di Dio è dunque la confessione sincera dei nostri peccati. «Se confessiamo i nostri peccati (a Dio, s'intende) Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Giovanni 1:9).
Anche il re Davide, al suo tempo, conosceva questa verità. Così scrisse in un Salmo: «Io t'ho dichiarato il mio peccato, non ho coperta la mia iniquità. Io ho detto: Confesserò le mie trasgressioni all'Eterno; e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato». E anche: «Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi» (Salmo 32:5 e 51:4).
Ma il pentimento da solo, per quanto vero e sincero sia, non è ancora sufficiente. C'è un secondo passo da fare:
2.5 Secondo passo: la fede nell'opera di Cristo
Dio non chiede «opere», come abbiamo visto, ma chiede «fede » Accettare con fede il sacrificio del Signore vuol dire credere senza avere alcun dubbio che Egli è morto sulla croce per i nostri peccati. La fede non dubita, non discute; la fede prende Dio in parola. «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato» (Atti 16:31): ecco la meravigliosa promessa della grazia di Dio. «Poiché è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio» (Efesini 2:8 ).
Riempirei almeno due pagine se volessi trascrivere tutti i brani del Nuovo Testamento che parlano della salvezza per fede. La insegnò il Signore, la predicarono tutti gli Apostoli, dal primo all'ultimo, e ne scrissero nelle loro lettere ispirate che ora fanno parte delle Sacre Scritture. L'Evangelo è chiamato anche: «La parola della fede» (Romani 10:8 ) perché promette il perdono di Dio e la vita eterna a chi crede in Gesù.
Come riassunto dei tanti passi biblici sulla salvezza per mezzo della fede ne citerò uno molto significativo della lettera di Paolo ai Galati: «Abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge (la legge è quella data da Dio per mezzo di Mosè, i dieci comandamenti) perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato» (Galati 2:16 ).
Ritorniamo all'esempio del malato grave di qualche paragrafo prima. Perché accetti la cura che il medico gli prescrive egli deve, prima di tutto, riconoscere di essere malato e di avere assoluto bisogno di una cura; però non basta. Deve anche avere fiducia nel suo medico, credere che la medicina che gli propone è quella giusta. Se non ha fiducia, se non crede alle parole del suo dottore, non si lascerà mai curare. La medicina c'è, pronta, efficace, a sua disposizione... Deve solo accettarla.
Dio, il grande Medico, ti ama d'un amore infinito e ti offre un mezzo di salvezza, l'unico valido, l'unico efficace. Rifiuterai tu questo dono di Dio? «In nessun altro è la salvezza; perché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia dato agli uomini per il quale noi possiamo essere salvati» (Atti 4:12 ).
Il pentimento e la fede in Cristo sono dovuti a un cambiamento di idee, di pensieri, di disposizioni, che la Bibbia chiama «conversione». Vediamola più in dettaglio.
La conversione è un cambiamento di direzione, un rinnovamento nella nostra mente, nei nostri pensieri, nei nostri cuori, nella nostra vita. Infatti, prima di conoscere la Bibbia che mette a nudo il nostro stato di peccato, c'è in noi dell'indifferenza, perché siamo sulla «via larga e spaziosa che mena alla perdizione» di cui parla il Signore (Matteo 7:13). E ci chiediamo: Cos'è il peccato? Cos'è questa storia di dover rendere conto a Dio? E Dio chi è? Che male c'è in quello che faccio dal momento che fanno tutti così? Ma ecco che la Parola del Signore ci illumina, tocca la nostra coscienza e ci fa sentire il nostro misero stato. Allora le nostre opinioni cambiano. Quello che prima facevamo con disinvoltura, adesso ci turba; il male che prima valutavamo con leggerezza, adesso ci pesa.
La Parola del Signore, però, non ci insegna solo che siamo peccatori; essa ci parla anche della croce di Cristo, delle Sue sofferenze, della Sua morte per noi. L'amore di Dio tocca i nostri cuori. Prima dicevamo: Non è possibile che Dio ami la sua creatura, perché se l'amasse non permetterebbe tante sofferenze nel mondo. Adesso, invece, capiamo che il male è dovuto al peccato dell'uomo, e che Dio ha amato il mondo di un amore infinito; e anche noi amiamo Dio, perché, come dice la Scrittura, «Egli ci ha amati per il primo». Anche tu lo amerai e scoprirai che in te tutto cambia! Cambia il tuo interiore, cambiano i pensieri che avevi su te stesso, su Dio, su Cristo, sulla vita e sulla morte... Questa è la conversione. Ormai sei entrato per quella che il Signore chiama «la porta stretta» (Matteo 7:13-14) e ti incammini sulla via che «mena alla vita». Che grazia! Che favore infinito! Ora, cambiando i tuoi pensieri cambierà anche il tuo modo di comportarti, di affrontare le situazioni; sarà una grande esperienza che farai tu stesso, e che la lettura giornaliera della Parola di Dio ti aiuterà a rendere viva e costante.
Ascolta ancora le parole di Gesù: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entran per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano» (Matteo 7:13-14).
Vorrei ora parlarti di un'opera che Dio fa in chi ha confessato i propri peccati e accettato per fede il Signore Gesù come suo Salvatore. È un lavoro misterioso e meraviglioso, degno del nostro grande Dio onnipotente: è una vita nuova, una natura nuova, una «nuova creazione».
2.6 Il credente «nasce di nuovo». Com'è possibile?
Il Signore Gesù parlò di questo fatto a un noto teologo dei suoi tempi; gli disse: «In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio... Bisogna che nasciate di nuovo» (Giovanni 3:1-7).
Il teologo, dottore della Legge, si stupì moltissimo e non capì. «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? - obiettò - Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?». L'obiezione era giustificata; ma il Signore parlava di ben altra cosa.
Un bambino, quando nasce, ha la natura dei suoi genitori e ne porta i caratteri. Con la nascita diventa «figlio» a pieno titolo e con pieno diritto. Una cosa analoga avviene anche nel credente ma in senso spirituale: esso «nasce da Dio» con la Sua stessa natura e diventa Suo «figlio» con pieno diritto. Questo voleva dire il Signore.
«Se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio». La nuova nascita, indispensabile per entrare nel Regno di Dio, è una nascita non corporea ma spirituale, prodotta nel credente dalla Parola di Dio (raffigurata dall'acqua, nel discorso del Signore) e dallo Spirito Santo. È una «natura nuova» che viene messa in lui, una natura con gli stessi caratteri di quella di Dio; e da quel momento il credente diventa «figlio di Dio» perché ha la Sua stessa natura! È rigenerato da Dio, cioè generato di nuovo; è una «nuova creatura», perché in lui è stata fatta una «nuova creazione».
Ma leggiamo cosa dice la Sacra Scrittura su questo soggetto. «Siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la Parola di Dio vivente e permanente» (1 Pietro 1:23).
«Egli ci ha di sua volontà generati mediante la Parola di verità, affinché siamo, in certo modo, le primizie delle sue creature» (Giacomo 1:18).
«(Gesù Cristo) è venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel Suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio» (Giovanni 1:11-13).
Che bello essere nati da Dio! Che sicurezza dà! Un figlio non potrà mai cessare di essere figlio. Il credente appartiene a Dio suo Padre per sempre. Nessuno lo strapperà dalla Sua mano; nessuno lo separerà dal Suo amore. Il Signore disse: «Le mie pecore (i credenti) ascoltano la mia voce... e io dò loro la vita eterna e non periranno mai... Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre» (Giovanni 10:27-29).
E l'apostolo Paolo cantò questo cantico: «Io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun 'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8:38).
Parlandoti dell'amore di Dio e dell'opera di Cristo alla croce, della fede e del perdono dei tuoi peccati, ti ho annunciato l'evangelo. Evangelo significa «buona notizia» (deriva dal greco Eu= buono e Agghelia = notizia, messaggio). L'apostolo Paolo scrive che il Vangelo «è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1:16). Se sei consapevole di essere peccatore e ti sei pentito, questa potenza opererà in te per la tua eterna salvezza!
2.7 Eredi della vita
«Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore» (Romani 6:23).
«Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figliuolo... Vi ho scritto queste cose affinché sappiate che avete la vita eterna voi che credete nel nome del Figlio di Dio» (1 Giovanni 5:11-13).
Il credente che si fonda sull'opera di Cristo ha, da parte del Signore, dei doni immensi e numerosissime promesse che saranno mantenute dalla prima all'ultima, e che sono delle certezze incrollabili. Abituati come siamo alla precarietà delle cose della terra, dove niente è stabile e niente è sicuro, e costretti a non contare mai sulle promesse degli uomini, questo è davvero straordinario!
La «vita eterna» è uno dei più grandi doni che Dio ci fa in Cristo Gesù nel quale abbiamo creduto. Il Nuovo Testamento ne parla più di quaranta volte! Ma cosa significa vita eterna? Tutti gli uomini, in un certo senso, dureranno eternamente perché lo spirito dell'uomo è immortale. Ma come e dove? La Parola di Dio ci dà una chiara risposta: chi non crede nel Signore Gesù come suo Salvatore continuerà ad esistere, eternamente, ma in un luogo di tormento. Questa non è vita, è «la seconda morte»! Ma per il credente, vivere per l'eternità significa, invece, essere felice nel cielo, col Signore, e abitare la casa di Dio Padre per sempre. La nostra mente limitata si smarrisce al pensiero dell'eternità, a un tempo senza fine. Ma Dio ce la promette! Là «non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate» (Apocalisse 21:4).
Non ti ho parlato dello Spirito Santo che Dio fa «abitare» nel credente nato di nuovo e che è per lui garanzia di vita eterna. Ti dico solo che è come un «sigillo» (Efesini 4:30). Hai mai letto di quei sigilli che si usavano nell'antichità? Erano delle piastrine d'oro o di altro metallo, spesso applicate agli anelli, su cui i signori incidevano il loro nome, insieme a varie raffigurazioni. Con essi venivano marchiati oggetti, plichi, incartamenti di valore, che risultavano così di proprietà esclusiva di colui a cui apparteneva il sigillo. Allo stesso modo lo Spirito Santo nel credente garantisce che è di proprietà del Signore, ora e sempre. Ecco perché il Signore dice che nessuno li rapirà dalla sua mano né dalla mano del Padre! Ma esso non è solo un «sigillo»; è anche una «caparra» (2 Corinzi 1:22), cioè un anticipo delle benedizioni del cielo, una guida per comprendere la Parola di Dio e una sorgente inesauribile di potenza e di gioia...
Ma vi sono altre grandi e meravigliose promesse del Signore, delle quali non ho il tempo e lo spazio per parlarti, come quella del Suo imminente ritorno per prendere tutti quelli che hanno creduto in Lui e portarli nel cielo, nella casa del Padre. E non basta; le «ricchezze della Sua grazia» (Efesini 1:7) sono infinite. Che dire delle Sue cure nella nostra vita d'ogni giorno, delle Sue consolazioni nei momenti tristi, del Suo aiuto in ogni circostanza, della Sua protezione dal male? Tutto questo, e ben altro ancora, lo scoprirai tu stesso leggendo la Bibbia, specialmente il Nuovo Testamento. Essa sola è la Verità. Ti prego di leggerla con cuore sincero e con umiltà, chiedendo al Signore l'aiuto per capire i Suoi messaggi e afferrare chiaramente i Suoi insegnamenti. Leggila senza preconcetti e lasciando da parte ogni pensiero umano e ogni idea religiosa che gli uomini possono averti inculcata. Dio ti benedirà e ti aiuterà a conoscerlo e a trovare in Lui solo la vera vita, la vera pace, la vera felicità!
Alfredo Apicella
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