Ad Eberhard Bethge [Tegel - carcere nazista vicino Berlino] [9 marzo 1944]
L’altoparlante annuncia proprio ora l’incursione di altre grosse formazioni aeree. Da qui è stato possibile osservare molto bene, almeno in parte, i due ultimi bombardamenti diurni su Berlino (Testimonianza diretta dei primi bombardamento alleato diurno su Berlino). Nel cielo senza una nuvola si vedevano volare grandi formazioni con le loro scie bianche di condensa, tra i colpi della contraerea talvolta molto energica.
Ieri (9 marzo) l’allarme è durato due ore e mezzo, cioè più a lungo che di notte. Oggi il cielo è coperto. Sono molto contento, anche pensando a te, che Renate sia a Sakrow. In questo momento suona la sirena; devo interrompere per riprendere più tardi. S’è trattato di altre due ore di «bombardamento su tutti i quartieri della città», secondo l’altoparlante. Nei mesi che ho trascorso qui ho cercato di osservare in che misura gli uomini credano ancora a qualcosa di “sovrasensibile”.
Trovo che sono ancora molto generalmente diffuse queste tre idee, che in parte si manifestano in usanze superstiziose:
1. Si sente ripetere innumerevoli volte al giorno: «incrocia le dita per me»; si attribuisce cioè una certa forza al fatto che qualcuno ti segua col pensiero; non ci si vuole sentir soli nei momenti cruciali, ma invisibilmente accompagnati da qualche altro.
2. «Facciamo le corna» e «tocca ferro» sono le invocazioni che ogni sera si fanno quando ci si pone la domanda «se stanotte verranno o no»; un ricordo dell’ira divina davanti all’hybris umana, un motivo metafisico e non solo morale per essere umili.
3. «Nessuno sfugge al proprio destino» e, come conseguenza, ognuno deve restare al posto che ci è stato assegnato. Se si interpreta tutto questo cristianamente, si potrebbe trovare in questi tre punti il ricordo dell’intercessione e della comunità, dell’ira e della grazia di Dio, e della guida divina.
A quest’ultima prospettiva si collega anche una frase che qui si usa spesso: «chissà a che cosa servirà tutto questo». Completamente assente mi sembra ogni reminiscenza escatologica. Ma tu invece hai notato cose diverse? Scrivimi delle tue osservazioni in proposito! È la seconda volta che trascorro qui il periodo della passione. Sento una ripulsa interiore quando nelle lettere che ricevo leggo… qualche passo che parla della mia “sofferenza”. Mi sembra sia una profanazione.
Sono cose che non si devono drammatizzare. Per me è più che dubbio se io “soffra” più di te o della maggioranza delle persone. Naturalmente ci sono molte cose tremende, ma dove non ce ne sono? Forse su questo punto ci sono parecchie cose cui abbiamo dato troppa importanza e che abbiamo preso troppo sul serio. Qualche volta a suo tempo mi sono meravigliato di come i cattolici passino in silenzio sopra casi come questi. Che si tratti di maggior forza? Forse per la loro storia essi conoscono meglio che cosa sia veramente la sofferenza e il martirio e tacciono sui disagi e sulle difficoltà di poco conto. Io credo che della “sofferenza” sia parte decisiva ad esempio anche la sofferenza fisica, il dolore effettivo ecc. Noi sottolineiamo molto volentieri la sofferenza spirituale; ma proprio questa dovrebbe esserci stata tolta da Cristo che l’ha presa su di sé, e io non ne trovo alcun accenno nel Nuovo Testamento o negli Atti dei Martiri del cristianesimo antico. C’è davvero una grossa differenza se è la “Chiesa” a “soffrire” o se è uno dei suoi servitori che sperimenta questa o quell’altra sofferenza. Io credo che qui ci sia qualcosa che deve essere rivisto; anzi, detto apertamente, qualche volta quasi mi vergogno di quanto abbiamo parlato della nostra vita personale.
No, la sofferenza deve avere tutt’altra dimensione da quella che io finora ho sperimentato. – Ma basta per oggi! Quando potremo nuovamente parlarci? Cura la salute, goditi il bel Paese in cui ti trovi, diffondi l’hilaritas intorno a te e conservala tu stesso! Pensandoti ogni giorno fedelmente, ti saluta di cuore il tuo Dietrich Vedi qualche possibilità che io possa venire dalle tue parti? – Sei sempre molto prudente415? Lo spero! Attualmente qui abbiamo gente che va dall’età di Klaus (il piccolo) a quella di papà. Riesci a mangiare abbastanza? Ti si può mandare qualcosa? Maria lo farebbe volentieri. – Sto nuovamente aspettando da tre settimane una visita di W.416, che l’ha preannunciata e poi non è venuto, senza far sapere nulla. Una cosa veramente sconsiderata, ma un po’ alla volta ci si abitua anche a questo. Però non riesco a capire una cosa simile. In confronto, l’instancabile fedeltà dei genitori è una grande benedizione… Ci sono situazioni in cui l’azione più semplice conta più dei progetti, dei piani e delle discussioni più grandi. Questo, sulla base delle mie attuali esperienze, deve valere anche per me. Quando ci penso, il viaggio che tu hai fatto a suo tempo da Gerhard, la visita che hai fatto qui (e i ripetuti tentativi), la strada che i genitori fanno ogni settimana, i viaggi di Maria sono per me veri e propri esempi. Non voglio davvero essere ingiusto con nessuno. Ognuno fa ciò che gli è dato di fare. Ma la cosa più importante resta Mt 25,36.
Stammi bene! La lettera parte adesso.
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