L'umile coscienza di sè

L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza.

Non so come comportarmi

Perché è importante, prima di svolgere qualsiasi incarico per il Signore (e a qualunque età!), ricercare la Sua presenza? Con quale atteggiamento dobbiamo presentarci davanti a Lui e poi camminare con Lui? Cos’è che può renderci veramente forti nel nostro servizio per Lui? La presunzione di sapere cosa fare e di saper fare? Oppure la confessione dei nostri limiti e delle nostre incapacità?

Recarsi a “Gabaon

Corre l’anno 970 a. C.
Da circa 83 anni Israele ha un re.
Di sovrani fino a quel momento della storia se ne sono succeduti due. Saul e Davide sono i loro nomi.

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