Recessione dal... peccato
“Recessione”: che brutta parola per iniziare un nuovo anno! È la parola che, in questo momento, più ci fa temere e tremare, pensando a noi stessi, alle nuove generazioni e, in particolare, ai nostri figli. Riusciremo a mantenere per noi e a garantire loro il tenore di vita che a fatica abbiamo raggiunto? Oppure ci aspetta un tempo di rinunce, di sacrifici, di vita grama? Dopo aver vissuto fra sperperi incoscienti il tempo delle “vacche grasse” e delle “spighe piene e belle”, saremo in grado di affrontare quello delle “vacche magre” e delle “spighe vuote”, che ci ha colti del tutto impreparati? Dopo aver ascoltato (e in troppi, ahimé, creduto!) “le visioni vane e illusorie” di profeti politici che ci assicuravano che tutto andava bene, che “ a differenza delle altre nazioni l’Italia non aveva problemi” e che anzi aveva “un’economia forte, stabile e inattaccabile”, riusciremo a reagire e a superare lo smarrimento provato davanti a chi ci ha ricordato che invece “eravamo sull’orlo del baratro”? E da questo “baratro” ci salveremo o finiremo per caderci dentro?
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