Un monaco buddista si è bruciato per richiamare
l’attenzione sul problema del Tibet occupato. Un giovane ambulante si era
bruciato in Tunisia per protesta contro il regime di Ben Ali. Nel primo caso
non succederà niente, nel secondo è successo molto. E tanti altri casi, dalla
Cecoslovacchia al Vietnam, dalla Cina all’India.
“Noi che ci diciamo cristiani”, come diceva il grande
Kierkegaard, siamo tanto lontani da questo tipo di sacrificio per la nostra
fede quanto lo è il levante dal ponente.
Dio non ci chiede di farci bruciare. Ma ci chiede di essere
un sacrificio vivente (Romani 1:1-2). DOBBIAMO VIVERE BRUCIANDO. Quei pochi
minuti che portano alla morte quei martiri che si bruciano, per noi devono
essere dilatati per tutta la vita. In noi c’è lo Spirito Santo, un fuoco divino
che brucia dentro di noi.
Vivere bruciando. Cosa vuol dire in pratica?
Piangere con quelli che piangono. Scegliere gli ultimi.
Soffrire come soffrono gli affamati, i malati, gli sfruttati, i poveri, gli
oppressi, gli orfani, i maltrattati, i profughi, i deboli, ….