L’amorevole risposta del Signore alla sofferenza

Sono semplicemente sorpreso all'amorevole risposta del nostro Signore verso la sofferenza; leggendo la Bibbia, vedo che non c'è nulla che smuova il nostro Dio più di un'anima che è sopraffatta dalla sofferenza.

La sofferenza viene definita come "profondo patimento" oppure "tristezza causata da un disagio estremo". Isaia ci dice che il Signore stesso è familiare con questo forte sentimento: "Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza..." (Isaia 53:3).

Possiamo vedere un potente esempio dell'amorevole risposta di Dio alla sofferenza in Marco 5; questo capitolo contiene l'incontro di Gesù con Iairo, uno dei capi sacerdoti ed una donna con un'emorragia cronica.

Come capo della sinagoga di Capernaum, Iairo faceva parte di un sistema religioso che aveva rigettato Gesù. Non sappiamo cosa Iairo pensasse personalmente di Cristo, ma sappiamo che è stato testimone della Sua potenza guaritrice; molto probabilmente fu proprio nella sinagoga di Iairo che Cristo guarì l'uomo dalla mano secca; molto probabilmente c'era anche lui in mezzo alla folla, mentre Gesù cacciava gli spiriti immondi, che gridava: "...Tu sei il Figlio di Dio!"
(Marco 3:11).

Quello che esce dal cuore

Poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato" (Matteo 12:37).

Sappiamo che i nostri peccati sono stati perdonati dal Signore, ma comprendiamo che cosa ciò significa? Se un tempo eravamo lontani da Dio (Col 1:21), adesso siamo riconciliati con lui tramite la morte di Gesù (2 Cor 5:18). Se una volta eravamo sotto il peso della condanna (Gv 3:18) a causa dei nostri peccati, adesso non c'è più alcuna condanna "per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rm 8:1). Se dovevamo affrontare la morte eterna (Ef 2:1), adesso abbiamo la promessa della vita eterna (1 Gv 5:12). Perciò, la domanda è: "Come possiamo essere riconciliati con il Signore, perdonati e avere la vita eterna senza che queste cose trasformino radicalmente la nostra vita?"

Qual'è il beneficio della preghiera?

Signore, insegnaci a pregare (Luca 11:1) La preghiera non è parte integrante della vita dell'uomo naturale. Ci vien detto che l'uomo che non prega soffrirà nella vita; io lo contesto. Ciò che ne soffre è piuttosto la vita di Cristo in lui, vita che riceve nutrimento non dal cibo, ma dalla preghiera. Quando uno è nato da alto, nasce in lui la vita del Figlio di Dio; si può far morire d'inedia questa vita, oppure si può nutrirla, e il nutrimento è la preghiera. Le idee che comunemente abbiamo sulla preghiera non si trovano nel Nuovo Testamento; noi la riteniamo un mezzo per ottenere qualche cosa per noi stessi; la Bibbia ci dice invece che essa è un mezzo per conoscere Dio.

"Chiedete e vi sarà dato". Pregando Dio possiamo lamentarci, o chiedere scusa per qualche cosa, oppure essere indifferenti, ma chiediamo pochissime cose. Pensa invece alla splendida audacia del figlio che abbai le caratteristiche del bambino! Il Signore dice:"Se non diventate come piccoli fanciulli...". Chiedi, e Dio agirà; dai a Gesù Cristo l'opportunità di operare, lasciaGli il campo libero. Ma nessuno è disposto a farlo, a meno che non si trovi ad avere esaurito le sue risorse; se l'uomo è in quello stato non dà segni di viltà se si mette a pregare, perchè quello è l'unico mezzo per entrare in contatto con la Realtà.

L’ora di tenebre dell’uomo è l’ora di potenza di Dio

In Giovanni 2, Gesù ed i Suoi discepoli furono invitati al pranzo di un matrimonio in Cana. Evidentemente anche la famiglia del Signore aveva ricevuto l'invito, perché la madre di Gesù si trovava là. Maria si avvicinò a lui con una richiesta: "I padroni di casa hanno finito il vino".

La risposta di Gesù a sua madre sembra un pochino strana; le disse: "L'ora mia non è ancora venuta".

Quale era l'ora a cui si stava riferendo Gesù? Non stava parlando del momento di tenebre che avrebbe affrontato tre anni dopo, prima della crocifissione; in quel momento Gesù avrebbe detto: "La mia ora è venuta".

Ma qui a Cana stava riferendosi ad un'ora differente; cioè il ministerio di Cristo stava appena cominciando. Questo è ciò cui si stava riferendo, quando disse a Sua madre che la Sua ora non era ancora venuta, ma subito dopo Egli compì un segno, miracolosamente trasformò sei grandi recipienti d'acqua in vino.

Permettetemi di chiedere: vi siete mai domandati perché Gesù attese nel fare tale miracolo? Aspettò fino a che tutte le bottiglie fossero asciutte, ogni bicchiere vuoto, fino a che il padrone di casa si era cominciato a preoccupare.

Indebitiamoci... d’amore

La forza dell'amore è incommensurabile ed è questa che ha cambiato la storia dell'umanità. L'amore di Dio è troppo grande per essere spiegato con parole umane, perché esprime la Sua natura divina, ma possiamo prendere spunto dalla Parola di Dio e leggere che: "Dio è amore" (1 Giovanni 4:8, 16). Lo Spirito Santo ci rivela che l'amore è l'essenza del carattere di Dio e di conseguenza della Sua opera

 

La vita di ogni essere umano è caratterizzata da continue decisioni: alcune semplici, altre impegnative. Volenti o nolenti ci troviamo in ogni istante della nostra esistenza a dover decidere.

Ma che nesso c'è allora tra le decisioni da prendere e l'amore?

Siamo forse comandati ad amare?

Indubbiamente sì, anche se amare Dio, il prossimo, la moglie, il marito o il nemico, presuppone un atto volontario.

Se l'amore fondamentalmente fosse soltanto un sentimento, non si potrebbe ubbidire a questo comandamento. I sentimenti non sono soggetti a comando. In effetti, come si può amare il prossimo su comando?

Per comprendere ed ubbidire al comandamento, dobbiamo perciò prima conoscere la natura dell'amore.

Amare non è un invito, ma è un comando divino!

Giona, dove stai andando?

E' uno studio nato da una predica domenicale molto sentita e che ha avuto un ottimo riscontro nella mia chiesa. Ringrazio il Signore per questa meditazione e il pastore Coleman che mi da spesso l'opportunità di predicare ed insegnare nella chiesa che frequento.

I protestanti italiani tra l’Otto e il Novecento

L'Associazione intitolata al conte fiorentino Piero Guicciardini (1808-1886) ha organizzato a Napoli, dal 22 al 23 ottobre, due giornate di studi su "Il protestantesimo italiano nel Mezzogiorno tra Otto e Novecento".
 
Il conte Guicciardini, dopo la sua conversione all'evangelismo, svolse una notevole opera missionaria ed ebbe contatti con molti esponenti del mondo religioso. Il XIX secolo registrava nel mondo protestante europeo un grande fermento religioso che ha influenzato anche la penisola italiana, ancora frazionata in piccoli stati.
La stampa della Bibbia del Diodati in lingua italiana come pure l'unità d'Italia sancita nel 1861 contribuirono in larga misura a far crescere l'evangelismo nel nostro Paese.
 
Si inaugurarono luoghi di culto, furono aperte scuole, si fondarono chiese, si aprirono missioni straniere che poi si radicarono sul ter ritorio. Proprio questo periodo così ricco di passione religiosa ha interessato il convegno, che ha avuto luogo presso l'Istituto per gli Studi Filosofici della capitale campana.

Da Roma a Gerusalemme, ecco la verità su Israele - 08.10.2010

Non voglio spiegarvi di nuovo perché noi siamo tutti qui. Voi lo sapete bene. Voglio solo cercare di darvi tre minuti di verità su Israele, anche se mi occorrerebbero ore per raccontarvi una storia che è stata rovesciata fino a non serbare alcuna parvenza di realtà. Io sono una giornalista e una parlamentare italiana: per questo ho negli occhi la verità di ciò che ho visto in tanti anni di servizio, nel cuore il desiderio che questa verità sia utile, indispensabile all'Italia e all'Europa.

La mia prima verità è una unica strada, quella che porta da casa mia all'aereoporto di Fiumicino quando parto e poi quando atterro, prosegue verso Gerusalemme dall'aereoporto Ben Gurion, vicino a Tel Aviv, quando arrivo in Israele, e viceversa. Un'unica strada: quella dove le macchine corrono liberamente dove vogliono senza dar conto a nessuno, le donne si vestono come preferiscono e scelgono il lavoro e il marito che vogliono, le radio nelle auto trasmettono pareri difformi e ferocemente dissenzienti ma una canzone, allegra o triste, ritma sempre la stessa storia: quella della democrazia, piena di vita e di sogni, di movimento, di dissenso, di giovani in corsa verso il futuro, di idee diversissime fra di loro.

Sono Cristiano

 - Quando affermo che "sono cristiano", non grido ai 4 venti che sono "santo". Piuttosto mormoro sottovoce che ero perduto, ma oggi sono stato ritrovato e perdonato da Gesù Cristo!

- Quando affermo che "sono cristiano", non mi vanto.
Piuttosto confesso che cado spesso e che ho bisogno di Cristo per essere guidato.

- Quando affermo che "sono cristiano", non mi considero forte.
Piuttosto dichiaro che sono debole e che ho bisogno della Sua forza per andare avanti.

Tagliare, rettamente, la Parola della verità

Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità. 2° Timoteo

Questo versetto insegna chiaramente che:
  1. Dobbiamo cercare di ottenere l’approvazione di Dio, non degli uomini.
  2. In questa ricerca, dobbiamo impegnarci al massimo.
  3. Come operai, dobbiamo avere le idee chiare, non confuse.
  4. Per avere l’approvazione di Dio ed evitare di essere confusi, dobbiamo dividere corretta mente la Parola della Verità.
  5. Per far questo dobbiamo dirigere i nostri studi nella giusta direzione.
  6. Questa grande richiesta è associata alla Parola nel suo carattere più speciale di Parola della Verità, cioè la Parola vera.
Tutto questo ci dice che non potremo raggiungere la verità se non dividiamo nel modo giusto la Parola di Dio e che raggiungeremo la verità proprio in base al nostro impegno nel dividerla correttamente - a chi è rivolto il brano, da chi è pronunciato, in che epoca/dispensazione, ecc. -

Sukkòt - La festa delle Capanne

Come prescritto in Esodo 23:16 e in Levitico 23:34, dal 15 al 22 del mese Tishri (secondo il calendario ebraico, settembre/ottobre) gli Ebrei celebrano la Festa di Sukkot. E' la terza e anche la più festosa delle tre feste, chiamate del pellegrinaggio.

Il precetto più caratteristico riguarda la Sukkàh (Capanna) che per gli ebrei ortodossi diventa la residenza fissa, per tutto il tempo della festa.

La Sukkah deve essere costruita in maniera particolare, specie per quanto riguarda il tetto, costruito da rami e canne, disposti in modo che sia possibile intravedere il cielo.

Nella Sinagoga un ruolo importante ha anche il Lulav cioè un rametto di palma, due di salice e tre di mirto, che simboleggiano la fertilità della terra alla conclusione dei raccolti.
Durante la preghiera il Lulav viene fatto ondeggiare in tutte le direzioni invocando la pioggia e indicando l'universale dominio di Dio.
Durante la festa vengono anche portati in processione i rotoli della Torah.