Di seguito un interessante breve meditazione del fratello Nicola MARTELLA. Questo il sito di riferimento: Punto A Croce
1. MUTAMENTI NEI SINGOLI E NELLE CHIESE: Per i «senza chiesa» intendiamo qui quei credenti che non frequentano nessuna chiesa locale. Per «chiese senza…» (partecipazione, vita comune, operosità, fermento, ecc.) intendiamo qui quelle comunità che limitano la vita di chiesa agli incontri settimanali nelle sale di culto. In questo punto parleremo della speciale situazione delle Assemblee dei Fratelli, ma essa può essere estesa anche alle altre chiese simili.
Mi sono state richieste e sollecitate le mie valutazioni riguardo a un editoriale di Paolo Moretti dal titolo «Cristiani senza chiesa?» («Il Cristiano», luglio 2010, n. 7, anno 123). Silvano Creaco ha riprodotto tale scritto, per avviare una discussione (link). L’articolo è generalmente condivisibile. Anch’io sono contattato di frequente dai «senza chiesa» e conosco le loro valutazioni e le loro giustificazioni, oltre ai loro problemi. Ciò, che dico qui di seguito, non vuole creare un contrasto con le asserzioni di tale editoriale, ma un’integrazione dialettica. Consigliamo vivamente prima la lettura di tale interessante articolo, per poi capire questo.
Mi verrebbe da intitolare tale editoriale come «Cristiani senza frequenza di un locale?», oppure «Cristiani senza vita comunitaria?». Perché dico questo? Nella giustificazione riportata si fa dire a tale persona: «…da tempo non frequento più gli incontri della chiesa», invece che «…da tempo non frequento più la chiesa». La differenza non è da poco. Infatti, non è in corso soltanto la «disaffezione verso la propria chiesa locale», accompagnata dal «proprio individualismo», come fa giustamente notare l’autore, ma è mutato da molto tempo proprio «l’essere chiesa locale», che si riduce a frequentare incontri, spesso ritualizzati, in un locale di culto.
In tal modo è mutata l’essenza e lo spirito delle prime Assemblee dei Fratelli. Una volta ci s’incontrava come «tutti dinanzi a tutti» intorno al Signore e alla sua Parola, senza formalità e ritualismi, dovunque fosse possibile, preferibilmente nelle case. Qui si condivideva la Parola, le esperienze, la vita, gioie e dolori. I più maturi, spiritualmente parlando, erano precettori e curatori d’anime per i più giovani nella fede.
Poi, col tempo, ci si assimilò agli altri movimenti e chiese. Ci si mise in fila indiana in sale di culto, guardando avanti verso un pulpito. Gli incontri si formalizzarono e ritualizzarono e si assunse il modello di «pochi dinanzi a tutti», relegando la maggioranza a passivi spettatori. La Parola partecipata fece posto alle predicazioni di pochi, senza scambio, senza domande e senza osservazioni.......
Continua qui, sul BLOG di Nicola MARTELLA .....
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