Romani 5:10, 20
Gesù è nel tempio a Gerusalemme e sta insegnando la Parola di Dio. All'improvviso, arrivano dei capi religiosi che gli portano una donna sorpresa in adulterio. Gliela mettono davanti e denunciano la sua colpa.
Poi gli chiedono che cosa bisogna fare in questi casi per ubbidire alla legge di Dio.
Non è che cerchino la giustizia; vogliono solo tendergli una trappola.
Infatti, se il Signore proponesse di essere clementi, si metterebbe in conflitto con la legge di Mose.
Se approvasse la lapidazione prescritta dalla legge, si troverebbe in contraddizione col suo messaggio di amore e di grazia...
Invece di rispondere, Gesù si china e scrive col dito in terra.
Poi si alza e pronuncia una frase penetrante:" Chi di voi e senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
Gli accusatori si trovano cosi davanti al tribunale della loro propria coscienza! Ad uno ad uno, si voltano ed escono dal tempio, svergognati e confusi. Soltanto la donna rimane davanti a Gesù.
Per i suoi accusatori, non aveva diritto di parola, ma Gesù gliela concede.
Non approva ciò che ha commesso, certamente, ma anticipando i risultati della sua morte sulla croce può dirle " non ti condanno" e ordinarle di non peccare più.
Qual è il mio atteggiamento quand'ho coscienza di una colpa?
Sfuggo la presenza del Signore o ascolto la sua parola che mi dice: "Non ti condanno; va' e da ora in poi non peccare più"?
Ma se Gesù non mi condanna, è solo perchè ha subito Lui al mio posto la condanna che io meritavo!
IL BUON SEME
--------------------
- Accedi per commentare
- 1128 viste