..tutti quelli che pensano di avere un punto privilegiato di osservazione, dal quale si ergono a giudici. I miei punti di osservazione, invece, sono terra terra, ed i miei non sono giudizi, non giudico mai nessuno, ma solo opinioni di uno che non conta nulla.
Sto dalla parte di Israele, con convinzione. Non perché mi piaccia stare col più forte, perché Israele è certamente il più forte oggi, ma perché penso che abbia ragione, perché penso che non sia una verità assoluta che il più debole abbia anche ragione. In questo caso, secondo me, il più debole ha torto marcio.
Molti, secondo me, hanno la memoria corta, o una visione distorta dello stato dei fatti.
- Quando sento invocare "Due popoli, due Stati", mi viene in mente che questo principio Israele lo accettò alla fine del 1947, riconoscendo la risoluzione ONU 188 del 29 novembre 1947. Quella risoluzione prevedeva la nascita di DUE stati. Ma furono i paesi arabi a non riconoscerla, rinunciando a far nascere lo Stato Palestinese. Perché nessuno ricorda mai che 12 ore dopo la proclamazione dello stato di Israele gli eserciti di 6 paesi confinanti cercarono di distruggerlo? Perché nessuno ricorda mai che i tentativi di distruggere militarmente Israele sono stati molteplici e che le guerre che Israele ha vinto sono sempre stati gli altri ad iniziarle?
- "Israele occupa illegalmente i territori palestinesi", si grida ovunque. Ma posso sommessamente ricordare che quando tu dichiari guerra a qualcuno, e la perdi per giunta, capita che il vincitore occupi parte della tua terra? Noi perdemmo Istria e Dalmazia, e salvammo Trieste a stento. Posso sommessamente ricordare che, dopo una guerra, i confini si definiscono attraverso trattati di pace e che, per esempio, il trattato di Osimo è del 1975, ovverosia 30 anni dopo la fine della guerra? Posso, sempre sommessamente, ricordare che i territori che Israele ha occupato NON erano dei palestinesi ma di altri paesi? Il Sinai e Gaza erano dell'Egitto, il Golan della Siria e la Cisgiordania era della Giordania? Posso sommessamente ricordare che l'unico paese che ha firmato dei trattati di pace con Israele (cioè l'Egitto) si è visto restituire il Sinai? All'Egitto fu offerta anche la striscia di Gaza, ma non la volle.
- Posso, a voce bassa, ricordare che Gaza fu restituita all'Autorità Palestinese nel 2005? Furono lasciati campi coltivati, serre, desalinatori. Quei campi e quelle serre furono distrutte da Hamas. Sharon, il primo ministro che decise il ritiro unilaterale da Gaza, sperava nella convivenza pacifica. Il risultato qual è stato? Migliaia di missili lanciati sui civili israeliani.
Sono abituato a chiamare le cose con il loro nome. Hamas è una organizzazione terroristica che tiene in ostaggio il proprio popolo ed ha come obiettivo unico i civili israeliani, indistintamente, donne, bambini, persone inermi. Non importa, purché muoiano in quantità. Io questo non l'ho mai accettato, né potrò mai accettarlo. Mi si risponde che c'è una evidente sproporzione delle forze in campo.
E' vero, lo sanno tutti che Israele ha il quarto esercito del mondo. Ma se non lo avesse avuto, oggi, semplicemente, non esisterebbe più. Lo avrebbero già distrutto in una delle tante guerre che gli hanno fatto. La guerra è la cosa più orrenda che l'uomo abbia inventato. E' orrenda perché di mezzo ci vanno gli innocenti, i bambini, soprattutto. Una volta Golda Meir alla domanda di un giornalista, rispose che la pace tra Arabi ed Israeliani ci sarebbe stata quando gli arabi avessero imparato ad amare i propri figli più di quanto odiassero gli Israeliani. Ed era una frase tremendamente vera. Alla base di tutto c'è l'odio. Null'altro che l'odio. Israele, per molti, deve essere semplicemente distrutto, scomparire dalla faccia della terra. Ed a molti non importa che sia più forte, gli si fa la guerra ugualmente. Si preferisce il martirio inutile al dialogo, che Israele non ha mai rifiutato. Ma per dialogare bisogna essere in due, altrimenti sono parole al vento. E quando Sadat, stanco di perdere guerre, volle veramente dialogare, la pace si fece. E dura da allora. Oggi l'Egitto è uno dei più feroci nemici di Hamas.
La soluzione del conflitto è molto più semplice di quanto appaia. Basta rispondere ad una semplice domanda: Israele ha il diritto di esistere, o no? Fino a quando la risposta sarà no, non potrà esserci pace, e nemmeno dialogo, perché non puoi sederti a parlare con chi vuole distruggerti. Ma non perché non vuoi sederti tu, ma perché l'altro non vuole sedersi con te. Oggi, anno di grazia 2014, i paesi arabi che riconoscono ad Israele il diritto di esistere, sono due: Egitto e Giordania. NESSUN ALTRO. Vorrà dire qualcosa che questi due paesi da 40 anni non combattono militarmente contro Israele?
Israele dunque è un paese perfetto? No, non lo è, come non lo è nessun paese su questa terra. Non voterei mai per Nethanyau. E odio i fanatici dell'estrema desta israeliana. Considero idioti quelli che guardano le esplosioni da una collinetta. Ma non si può non riconoscere che se la pace, oggi, non c'è, la colpa NON è di Israele. Israele però è un paese che ha molto da insegnarci. E' un paese in cui un capo di stato va in carcere per molestie sessuali e non grida al complotto. E' il paese in cui gli assassini del giovane adolescente arabo, cittadini israeliani, sono stati arrestati e messi in prigione, e lì sconteranno la stessa pena di un arabo che uccide un israeliano. E' il paese che investe in ricerca e tecnologia, nel campo medico, visto che moltissimi farmaci salvavita sono brevetti israeliani. E' un posto che potrebbe essere un angolo di paradiso, se solo gli si riconoscesse il diritto di esistere.
Per quanto non mi faccia simpatia, c'è una frase di Nethaniyau che è al tempo stesso vera ma terribile. "Se gli arabi deponessero le armi, due minuti dopo ci sarebbe la pace, se Israele deponesse le armi, due minuti dopo non ci sarebbe più Israele".
Chiudo qui, perché comunque la guerra rimane sempre una cosa orrenda, perché ho pianto lacrime vere per quei poveri bambini uccisi sulla spiaggia o nella scuola. E non importa se la scuola è stata abbattuta da un missile di Hamas (come credo) o israeliano. Loro sono morti ed io ho pianto. Non vorrei più intervenire sull'argomento, perché comunque rimango sempre sgomento davanti ad una guerra, ma mi sentivo di scrivere queste cose perché non sono ipocrita, né ambisco a piacere a tutti. La mia bacheca è aperta sempre a tutti, anche a chi pensa in modo diametralmente opposto al mio. Rispetto tutti, tranne i razzisti. Io sono questo, e se qualcuno vorrà cancellarmi dalle proprie amicizie per le mie idee, ne prenderò atto, in alcuni casi non mi importerà molto, in altri casi invece me ne dispiacerò, ma non mi piacciono le ipocrisie, io sono questo e questo è il mio pensiero, senza equivoci, in maniera chiara.
Shalom.
Hanno ragione quelli de Il Post: quella tra Israele e terroristi non è una guerra alla pari
di Franco Londei
Sulla guerra tra Israele e terroristi arabi si è letto di tutto e di più, ma l’articolo più “originale” l’hanno scritto quelli de Il Post, nome altisonante che rievoca testate importanti.
L’articolo, del quale mi sfugge la firma, si intitola «Non è una guerra alla pari» ed è l’ennesimo banalissimo spiegone su come i poveri (poverissimi) terroristi palestinesi si trovino a combattere il potentissimo esercito israeliano usando “solo” missiletti racimolati qua e la oppure costruiti in cantina.
L’articolo tuttavia ci offre la possibilità di spiegare a coloro che poco sanno del conflitto tra Israele e terroristi arabi, perché quelli de Il Post hanno ragione, anche se non è per i motivi da loro addotti.
Prima di tutto non è una guerra alla pari perché da un lato, quello israeliano, si fa di tutto per proteggere i propri civili e anche per limitare le perdite di civili dall’altra parte, mentre i terroristi arabi fanno di tutto per colpire i civili israeliani e usano i propri come scudi umani.
Detta così sembra una cosuccia da niente, ma è proprio questo il motivo per cui si chiama “guerra asimmetrica” non quello raccontatoci da Il Post.
Non voler colpire i civili per gli israeliani vuol dire limitare di molto il proprio potenziale bellico, vuol dire non combattere alla pari
Perché? Ma perché proteggere i civili di ambo le parti costa moltissimo. Non voler colpire i civili per gli israeliani vuol dire limitare di molto il proprio potenziale bellico, vuol dire non combattere alla pari.
Tecnicamente potrebbero annientare Hamas in una giornata ma non lo possono fare perché Hamas si nasconde tra i civili, lancia i missili da postazione posizionate deliberatamente tra palazzoni abitati, scava i tunnel sotto abitazioni civili e ospedali.
Nel contempo gli israelia ni devono difendere i propri di civili, che invece sono il target dei terroristi. Per farlo usano un sistema chiamato Iron Dome (cupola di ferro), il quale intercetta quasi tutti i missili che potenzialmente possono provocare danni ai civili.
I terroristi arabi non si curano del problema dei civili, anzi, più civili israeliani uccidono e più diventano eroi.
Come può, una guerra fatta così, essere alla pari? Semplicemente non può perché da una parte c’è chi si difende con tutte le attenzioni per i civili, gli israeliani, mentre dall’altra c’è chi vuole sterminare i civili, i terroristi arabi. Da un lato c’è la legittima difesa, dall’altro l’illegittima offesa.
E poi, come può essere alla pari un conflitto dove sistematicamente chi si difende finisce sotto accusa e chi attacca passa per “poverello” e da attaccante finisce per passare da vittima?
Quindi no, cari amici del Il Post, non è una guerra alla pari, avete perfettamente ragione.
(Rights Reporter, 15 maggio 2021)
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