Spesso il modo più energico per combattere i nostri pensieri malvagi è il vietar loro in assoluto di prender la parola. Se è vero che lo spirito dell'auto giustificazione può esser vinto solo dallo spirito della grazia, per quanto riguarda i singoli giudizi che vorremmo pronunciare, il sistema migliore per frenarli e reprimerli è quello di non consentir mai loro di prendere la parola, tranne che nella confessione dei peccati, di cui parleremo dopo.
Chi frena la lingua, domina l'anima e il corpo (Gc 3,3 e segg.). Quindi sarà una regola essenziale nella vita di ogni comunità cristiana il vietare ad ognuno di parlare di nascosto del fratello.
È chiaro e risulterà anche più avanti che con ciò non s'intende la parola di ammonimento indirizzata personalmente all'altro.
Resta proibita però la parola detta di nascosto su un altro anche se ha l'apparenza di voler aiutare e far del bene; infatti con questa copertura si insinua sempre uno spirito di odio per il fratello, con intenti distruttivi. Non è qui il luogo per specificare i diversi limiti nell'applicazione di questa regola; essi vanno decisi volta per volta. La questione è comunque chiara, e trova una formulazione biblica: «Ti siedi e parli male del tuo fratello e sul figlio di tua madre getti disonore - ti riprenderò e tutto metterò sotto i tuoi occhi» (Sai 50,20 e segg.) «Non dite male gli uni degli altri, o fratelli: chi dice male del fratello o chi giudica il fratello, parla male della Legge e giudica la Legge. E quindi se giudichi la Legge, non sei osservante della Legge, ma giudice. Uno solo è il legislatore e il giudice: colui che può salvare e perdere: ma tu chi sei che giudichi il tuo prossimo?» (Gc 4,11 e segg.. «Non esca dalla vostra bocca nessun cattivo discorso, ma parole buone per edificazione, se ce n'è bisogno, affinché ne ricevano del bene coloro che ascoltano» (Ef 4,29).
COMUNIONE SPIRITUALE E COMUNIONE PSICHICA
Da “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer
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