Giovanni 6:54,55 "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna...  la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda".
Questo testo è oggetto di appassionate controversie. In che modo il contesto ci aiuta ad interpretarlo?

L'interpretazione Cattolica

Il Catechismo Ufficiale della Chiesa Cattolica Romana usa questo testo per comprovare la dottrina della transustanziazione. Questa dottrina dice che, al momento della messa, l'ostia diventa veramente il corpo di Cristo e il vino diventa il suo sangue.

Apparentemente sembra Gesù che stia dicendo qualcosa di simile:
Dovete mangiare "me"
"Io sono" il pane

Come ci aiuta il contesto?

1. Consideriamo il contesto del libro:  

Il vangelo di Giovanni è un libro che contiene tutta una serie di raffigurazioni di Gesù:  egli si presenta come "la porta", "la vite", "l'acqua" e così via. 
In nessuno di questi altri casi si pensa che egli letteralmente diventi la determinata raffigurazione.  Perché, nel caso del "pane", si usa un metro diverso?

 2.  Consideriamo il contesto del capitolo:

Giovanni 6 racconta la moltiplicazione dei pani. Dopo questo miracolo Gesù fa un parallelo con la storia della manna nel deserto quale meraviglioso provvedimento di Dio. Facendo poi leva su questi due elementi, Gesù si presenta come il vero provvedimento di Dio.

3. Un punto fondamentale

Se Gesù avesse detto queste parole nel contesto dell'ultima cena e dell'istituzione del suo memoriale (Giovanni 13) dovremo forse riconsiderare l'interpretazione allegorica che fa la Chiesa Cattolica.

Il fatto è che Gesù non ha detto queste parole in quel contesto, ma in un contesto che non ha nulla a che fare con il memoriale.  Era su una montagna con persone affamate, non in una  stanza a ricordare la Pasqua.

La confusione viene fatta perché in Giovanni 6 vengono usate le stesse immagini che in seguito vengono usate per l'ultima cena (pane e vino). Ma, come abbiamo visto, non possiamo automaticamente dare lo stesso significato ad un simbolo quando viene usato in contesti diversi.

Un errore simile è fatto da chi, trovando in un contesto che l'olio raffigura lo Spirito Santo, lo applica ovunque compaia l'olio.  In questo modo si giunge a dire, ad esempio, che alle 10 vergini stolte della parabola "... era finito lo Spirito Santo" (nulla di tutto ciò invece nel contesto di quella parabola!).

Dallo studio biblico per corrispondenza: Studio biblico induttivo (IBEI), clicca ui per saperne di più.

 

Senza contesto si può far dire alla Bibbia qualsiasi cosa.   Gli esempi che seguono illustreranno questa affermazione.

Alcuni esempi

1° esempio: cos'è ... una "penna"?

La domanda potrebbe apparire sciocca.  Chi non sa cos'è una penna?  

Considera tuttavia la seguente tabella:  la parola "penna" è sempre la stessa ma, a secondo del contesto, cambia completamente significato.

Vi immaginate un cuoco che, alla sua richiesta di penne, riceve un pacco di biro...?  Le biro all'arrabbiata...?
E se prendessimo degli abbagli di questo tipo anche con un testo biblico

2° esempio: Dio c'è?

Lo sapevi che la Bibbia dice che non c'è Dio?  Il Salmo 14:1 infatti contiene le parole: '...Non c'è Dio'".  

Il testo tuttavia prende tutt'altro significato quando leggiamo anche il contesto!  "Lo stolto ha detto in cuor suo: 'Non c'è Dio'". 

Il contesto cambia il significato!

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Inviato da alex il

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