Sopravviverà il cristianesimo in Medio Oriente?
Dopo i fatti in Egitto, pubblichiamo l’estratto di un articolo di John Graz, direttore del dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa avventista mondiale e dell’Associazione Internazionale per la Libertà Religiosa. - Fonte: notizie avventiste
Ad Alessandria d’Egitto, 21 cristiani sono stati uccisi durante la celebrazione per il Capodanno. Attacchi contro i cristiani si sono verificati nel periodo natalizio. In molte nazioni della regione vi sono dure restrizioni contro i cristiani e, in Arabia Saudita, il divieto assoluto di costruire delle chiese. Sembra che ci siano buoni motivi per domandarsi se il cristianesimo sopravvivrà nella regione in cui esso è nato. Siamo destinati a vedere la rapida morte del cristianesimo in Medio Oriente? La risposta è sì, a meno che non vengano immediatamente intraprese delle azioni molto serie e ponderate.
Ma non è stato sempre così. In verità, il cristianesimo fiorì in Medio Oriente molto prima che arrivasse l’islam. Ma due millenni dopo la nascita e lo sviluppo del cristianesimo dall’Egitto alla Siria, dalla Palestina al Libano, i cristiani sono trattati come ospiti indesiderati nelle nazioni dei loro progenitori. I cristiani mediorientali non hanno un altro posto dove andare, perché la loro casa è l’Egitto, la Siria, il Libano, la Palestina e Israele. Effettivamente, gli storici affermano che i cristiani costituivano la maggioranza della popolazione in Medio Oriente prima delle crociate. La rapida ascesa dell’islam fece pressione sul cristianesimo. Le crociate causarono il massacro indiscriminato di cristiani e mussulmani. Dopo questo tragico periodo, i cristiani continuarono a diminuire nella regione. In seguito alla seconda guerra mondiale, molti cristiani si unirono ai mu ssulmani nella lotta per l’indipendenza delle loro rispettive nazioni dall’egemonia coloniale.
Dall’euforia iniziale dell’indipendenza, le cose si sono deteriorate significativamente per i cristiani del Medio Oriente, in parte a causa della crescita dell’islam radicale e violento, dell’erronea associazione dei cristiani mediorientali con le politiche impopolari dei governi occidentali, e dell’adozione di identità nazionali islamocentriche.
Oggi, i cristiani in Medio Oriente sono costantemente sospettati e trattati come cittadini di serie B, anzi, in alcuni casi, non sono neanche considerati come cittadini. I mussulmani radicali hanno intrapreso una campagna di “pulizia religiosa”, e i politici islamici ed ebrei hanno promulgato delle leggi restrittive che precludono ogni possibilità al cristianesimo di riemergere come religione rilevante nella regione. Nonostante l’assoluta ostilità, il cristian esimo continua a lottare. Che cosa si può fare? La prima cosa è capire che la violenza non si combatte con la violenza. Come diceva il Mahatma Gandhi: “Occhio per occhio rende cieco il mondo intero”. La seconda cosa è far capire che è possibile una convivenza pacifica tra cristiani, ebrei e mussulmani. Di conseguenza, terza cosa che dobbiamo fare è aumentare significativamente gli sforzi per promuovere la libertà religiosa.
Nel 2011, l’Associazione Internazionale per la Libertà Religiosa (Irla) opererà presso le Nazioni Unite perché i governi prevengano e puniscano gli atti di violenza contro le minoranze religiose e promuovano i diritti umani fondamentali, specificatamente la libertà religiosa. Difenderemo cristiani, ebrei, mussulmani, indù e buddisti. Difenderemo tutti i credenti pacifici che sono perseguitati, non importa dove essi siano. Insegneremo, persuaderemo e predicheremo la buona notizia che la libertà religiosa è un dono del nostro Creatore.
Non dimenticheremo mai il sacrificio di quanti hanno dato tutto per far sì che questo dono diventi una realtà per molti di noi; e faremo in modo che in un’epoca di violenza e intolleranza, il mondo non dimentichi che la libertà religiosa è la sola strada collaudata per vivere insieme in una società plurale. In questo anno ci stringeremo intorno ai nostri principi: libertà di adorare Dio; libertà di adorare insieme con la nostra comunità; libertà di condividere le nostre prospettive di fede; libertà di vivere senza coercizione religiosa; libertà di seguire la via che riteniamo giusta; e libertà di lasciare che gli altri facciano la stessa cosa.
Lavoreremo nel 2011 per affermare che la strada che conduce alla prosperità, alla fedeltà, alla sicurezza e alla realizzazione è a ogni passo lastricata dalla libertà religiosa.
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