Saprai già che le ultime notti sono state brutte, specialmente quella del 30 gennaio. La mattina i nostri sfollati a causa dei bombardamenti sono venuti da me a farsi consolare un poco. Ma credo di essere un cattivo consolatore. Posso prestare ascolto, ma non posso dire quasi niente. Forse però già l’atteggiamento con cui si domanda di determinate cose e non di altre serve ad indicare in qualche modo l’essenziale. Inoltre mi sembra più importante che si viva realmente una determinata tribolazione, piuttosto che sfumarla o mascherarla in qualche modo. Sono inesorabile solo contro certe false interpretazioni della tribolazione, perché pretendono di essere anche una consolazione, ma lo sono solo in modo assolutamente falso. Così lascio che la tribolazione resti non interpretata e credo che questo sia un primo passo responsabile, ma comunque solo un primo passo, al di là del quale vado molto raramente. Qualche volta penso che la vera consolazione dovrebbe irrompere inattesa come la tribolazione.
Ma ammetto che questa può essere una scappatoia. Una cosa che resta enigmatica, per me come per altri, è la facilità con cui si dimenticano le impressioni provate durante una notte di bombardamenti. Già dopo pochi minuti che è finito, tutto quello che si era pensato prima è come sparito per incanto. A Lutero è bastato lo scoppio di un fulmine perché la sua vita intera ricevesse una svolta per gli anni successivi. Dov’è oggi questa “memoria”? La perdita di questa “memoria morale” – orribile parola! – non è forse il motivo dello sfaldarsi di tutti i vincoli, dell’amore, del matrimonio, dell’amicizia, della fedeltà? Niente resta, niente si radica. Tutto è a breve termine, tutto ha breve respiro.
Ma beni come la giustizia, la verità, la bellezza, e in generale tutte le grandi prestazioni, richiedono tempo, stabilità, “memoria”, altrimenti degenerano. Chi non è disposto a portare la responsabilità di un passato e a dare forma a un futuro, costui è uno “smemorato”, e io non so come si possa colpire, affrontare, far riflettere una persona simile. Poiché qualsiasi parola, anche se al momento è capace di fare impressione, viene poi inghiottita dalla smemoratezza. Che si può fare? È un grosso problema per la cura d’anime cristiana. – Molto bella m’è parsa l’espressione che hai usato recentemente: gli uomini si sentono “a casa” molto in fretta e spudoratamente. Te la ruberò, per utilizzarla e valorizzarla… Hai osservato, inoltre, che le persone non formate culturalmente sanno difficilmente prendere decisioni oggettive, e che per loro risultano determinanti circostanze accessorie più o meno casuali?! Trovo la cosa appariscente. Bisogna prima imparare bene a separare tra pensiero oggettivo e pensiero personale. Del resto, molti non lo impareranno mai (vedi i nostri colleghi e altri).
2 febbraio [1944]
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