«In qualsiasi città o borgata entriate, informatevi chi in essa è degno, e là restate fino alla vostra partenza. Entrando poi nella casa salutatela e, se la casa ne è degna, la vostra pace venga su di essa, se invece non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. E se qualcuno non vi riceve, né ascolta le vostre parole, uscendo fuori di quella casa o città, scuotete via la polvere dai vostri piedi. In verità, vi dico, toccherà una sorte più sopportabile alla terra di Sodoma e Gomorra nel giorno del giudizio che a quella città» (Mt. 10,11-15).
Il lavoro nella comunità partirà dalle case «che sono degne» di ospitare i messaggeri di Gesù. Dio ha ancora dappertutto una comunità che prega e attende. In essa i discepoli vengono accolti umilmente e volentieri nel nome del loro Signore. In essa il loro lavoro sarà sostenuto dalla preghiera, in essa c’è una piccola schiera che è vicaria per tutta la comunità. Per impedire, nella comunità, discordie e falsa concupiscenza o arrendevolezza dei discepoli, Gesù ordina agli apostoli di restare nella stessa casa per il tempo che si trovano nello stesso luogo. I messaggeri, entrando in una città, vengano immediatamente al nocciolo del loro compito. Il tempo è prezioso e breve. Ancora molti attendono il messaggio. Già la prima parola di saluto, con la quale si rivolgono al Signore della casa: «Pace a questa casa!» (Lc. 10,5) non è una vuota formula, ma porta subito la potenza della pace di Dio a quelli che «ne sono degni». L’annunzio dei messaggeri è breve e chiaro. Essi annunziano la venuta del regno di Dio, essi chiamano alla conversione (= tornare indietro, mutar rotta!) e alla fede. Vengono con i pieni poteri di Gesù di Nazareth. Si esegue un ordine, si fa un’offerta con la massima autorità. E con ciò tutto è fatto. Poiché tutto è della massima semplicità e chiarezza, e poiché la causa non ammette rinvio, essa non ha neppure bisogno di lunga preparazione, discussione, insistenza. Un re sta davanti alla porta, può entrare da un momento all’altro: volete sottomettervi a lui e accoglierlo umilmente, o volete che, nella sua via, egli vi distrugga e uccida? Chi vuol ascoltare ha udito tutto, non può voler trattenere il messo, perché questo deve proseguire per la prossima città.
Ma chi non vuol udire, per quello il tempo della grazia è passato, egli ha espresso su di sé il proprio giudizio. «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori» (Ebr. 4,7): questo è predicazione evangelica. Sarebbe una fretta spietata? Nulla v’è di più spietato del voler illudere gli uomini che hanno ancora tempo per mutare rotta. Nulla v’è di più misericordioso, nessun messaggio è più lieto di quello che annunzia che c’è fretta, che il regno è molto vicino. Il messaggero non può attendere che venga ripetuto sempre di nuovo ai singoli. nel loro linguaggio. Il linguaggio di Dio è sufficientemente chiaro. Il messo non decide nemmeno chi vuole e chi non vuole sentire. Dio solo conosce quelli che «ne sono degni». E questi udranno la Parola, così come viene annunziata dai discepoli.
Ma guai alla città e alla casa, dove il messaggero di Gesù non viene accolto! Sarà giudicata terribilmente. Sodoma e Gomorra, le città della immoralità e della perdizione, dovranno attendersi un giudizio più mite di queste città di Israele che respingono la Parola di Gesù. Vizi e peccati possono essere perdonati dalla Parola di Gesù, ma chi rifiuta questa stessa Parola di salvezza, non ha più alcuna possibilità di salvezza. Non c’è peccato più grave che l’incredulità di fronte all’Evangelo. Ai messaggeri, in questo caso, non resta altro che andarsene. Se ne vanno perché la Parola qui non può rimanere. Con timore e meraviglia allo stesso tempo devono riconoscere la potenza e la debolezza della Parola divina. Ma poiché i discepoli non possono né devono ottenere, con costrizione, nulla contro la Parola o oltre alla Parola, poiché il loro compito non è lotta eroica, non imposizione fanatica di una grande idea, di una «buona causa», perciò si fermano solo lì dove la Parola di Dio rimane. Se questa viene respinta, essi si lasciano respingere con essa.
Ma scuotono la polvere dai loro piedi come segno della maledizione che colpirà questo luogo e della quale essi non saranno partecipi. Ma la pace che essi hanno portato a questo luogo ricadrà su di loro. «Questa è la consolazione dei ministri della chiesa che credono di non riuscire a nulla. Non rammaricatevi; ciò che gli altri non accettano, per voi stessi sarà di tanto maggiore benedizione. È il Signore che lo dice, costoro lo hanno disprezzato, perciò tenetelo per voi» (Bengel).
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