I Testimoni di Geova affermano che Gesú Cristo non è morto in croce, ma bensí su un palo di tortura. Inoltre tutte le volte che ricorre la parola "croce", la loro Bibbia traduce "palo di tortura". Come stanno veramente le cose?
Prima di entrare nel vivo della questione è importante specificare che ciò che veramente è importante, non è se lo strumento di supplizio utilizzato per fare morire il Signore Gesú sia stata la croce oppure il palo, quanto piuttosto il fatto che Egli sia morto per riconciliarci a Dio (Ro 5:11) e purificarci da ogni peccato (1 Gv 1:7).
Per la stessa ragione la croce non è per noi un oggetto da adorare, tant’è vero che né le nostre case, né i nostri locali di culto, contengono croci. Tuttavia, per amore della verità, bisogna anche affermare che Cristo è morto in croce! Una verità verso cui i nemici di Dio sempre si sono schierati contro: dai filosofi greci del tempo apostolico fino agli atei e miscredenti dei tempi moderni (cfr. 1 Co 1:17-23; Fl 3:17-18).
L’aspetto lessicale
Il testo originale greco del Nuovo Testamento circa lo strumento di morte su cui Gesú offrí la propria vita, usa abitualmente stauròs e cinque volte xylon.
«Stauròs» significa: palo, palizzata, strumento di pena croce;
«Xylon» significa: legno legname per navi, pezzo di legno, tronco, trave, palo, bastone, clava, randello, collare di legno, asse o trave, la croce, tavolo o banco di cambia valute, pianta, albero;
Vista la complessità di significato dei termini, le opere enciclopediche riportano per ogni significato la fonte [p.es.: xylon = legno (Omero), legname per navi (Tucidide), bastone, randello (Aristofane) ... la Croce (NT)] per cui, come ogni giovane studente di liceo sa, si prende il significato che si addice al contesto che interessa. Per esempio, se sta traducendo un’opera di Omero ne prende uno, se un’opera di Aristofane un altro e cosí via. Questo perché ogni lingua è sempre in evoluzione. Per esempio la parola «piombo» indicava fino ad una certa epoca soltanto il metallo che conosciamo e di cui si occupa la chimica. Ma la stessa parola cominciò a significare quello stesso metallo adattato a strumento di morte, ossia una pallottola, talché la frase: «Tizio è caduto sotto il piombo» oggi ha un significato diverso da una volta. La pallottola è piombo adattato, ossia con una forma propria capace di ferire e uccidere. Dopo l’invenzione dell’arma da fuoco, la stessa parola «piombo» cominciò a significare anche un piombo non generico. Per cui dalla sola parola «piombo» non è possibile determinare di che forma o di che calibro sia la pallottola, ma bisogna fare altri studi, ricorrere ad altre fonti e testimonianze.
Ora, prima che la croce venisse inventata come strumento di supplizio, i termini greci anzidetti avevano anche il significato di «palo» (presso Omero, cioè V sec. a.C.), ma quando i popoli (persiani, greci, cartaginesi, romani), cominciarono ad usare la croce come supplizio di morte per i condannati, gli stessi termini assunsero anche il significato di «croce». D’altra parte, se non si tiene conto di questi elementari accorgimenti viene da domandarsi come mai i TdG (Testimoni di Geova) non abbiano scelto come strumento di morte per Gesú il «collare di legno» oppure il «tavolo», altre varianti dei termini in questione. Per queste ragioni quando nella loro «Bibbia» i capi dei TdG traducono «palo di tortura» piuttosto che «croce», come fanno tutte le Bibbie in tutte le lingue, essi stanno sbagliando, poiché è accertato, come i Dizionari riportano, che ai tempi del Nuovo Testamento i termini anzidetti avevano già assunto il significato di «croce».
Inoltre, bisogna dire che se gli scrittori ispirati del N.T. avessero voluto riferirsi inequivocabilmente ad un «palo di tortura» come sostengono i TdG, avrebbero piú agevolmente usato la parola «skòlops» (almeno una volta) che significa proprio «palo» (2 Co 12:7; LXX Nu 23:55; Ez 28:24). Gli stessi dirigenti TdG ammettono ciò scrivendo nella nota in calce a 2 Co 12:7 della loro "Bibbia": «Un palo appuntito».
L’aspetto biblico
Per essere originali ad ogni costo i dirigenti dei TdG rappresentano Gesú messo su un «palo di tortura» con le mani sopra la testa trafitte da un solo chiodo (si veda p.es. il volumetto "La conoscenza che conduce alla vite eterna", ed. Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1995, pag. 67).
Ora, non bisogna essere dei grandi teologi per accorgersi dell’evidente discrepanza con la Parola di Dio. Il Vangelo di Giovanni ci narra l’episodio in cui Gesú Cristo risorto appare ai discepoli. Quando la cosa, in seguito, verrà riferita a Tommaso, che non era stato presente, questi dice: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò» (Gv 20:25).
Il testo parla di chiodi, in greco tòn éIon, al plurale, e non «del chiodo» come avrebbe dovuto esprimersi Tommaso se il Maestro fosse stato appeso al palo con le mani sovrapposte. Per cui i dirigenti dei TdG cercano di ingannare. La contraddizione è facilmente risolvibile se Cristo è morto su una croce a doppio braccio ricevendo un chiodo per ogni mano.
Un’altra indicazione la riceviamo dal titulus, ossia il cartello con la causa della pena scritta sopra che nella rappresentazione geovista è posta sopra le mani di Cristo, mentre la Bibbia afferma che essa Gli fu posta sopra la testa e non sopra le mani: «Al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: Questo è Gesú, il re dei Giudei» (Mt 27:37).
Non è questa un’altra contraddizione? Non è questa un’altra prova della volontaria fraudolenza dei dirigenti dei TdG? In realtà il Signore Gesú morí su una croce con le braccia aperte a forma di uccello e le sue mani furono inchiodate separatamente - con un chiodo per ogni mano - e la citata scritta è stata posta sopra il Suo capo.
L'aspetto archeologico
Prima di Costantino i cristiani ebbero una vita difficile e migliaia furono i martiri che preferirono farsi uccidere piuttosto che rinnegare Cristo. Accuse e persecuzioni gli vennero mosse sia da ebrei che da pagani, in quanto gli ebrei aborrivano un Messia crocifisso, mentre per i pagani la croce era un segno malfamato perché strumento di morte degli schiavi. Per questa ragione Paolo scrive: Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Co 1:23-24).
L'archeologia conferma questi fatti con un numero elevato di prove, che non tratteremo per evitare di rendere eccessivamente prolisso questo studio. Basti ricordare il graffito del Palatino (risalente al II sec. d.C.), o la croce di Ercolano, che la quasi totalità dei piú insigni archeologi ha riconosciuto essere la raffigurazione della una croce cristiana (questa spiegazione è suffragata dal fatto che molto probabilmente a Ercolano, prima del 79 d.C., e quindi a meno di 40 anni dalla morte di Cristo, vi era un nucleo di credenti che si riunivano in casa - cfr. Ro 16:5; infatti, l’apostolo Paolo pochi anni prima della grande eruzione vesuviana era passato proprio da Pozzuoli dove fu accolto da fratelli nella fede - At 28:13,14. Ed Ercolano dista solo pochi chilometri da Pozzuoli).
Per cui possiamo asserire che sin dal tempi piú antichi la Croce era conosciuta dai cristiani, prima dell’epoca di Costantino, non quella di Tammuz, né un palo, ma una croce a doppio braccio su cui Cristo è stato immolato per la salvezza di tutti coloro che pongono la propria fede in Lui.
Conclusione
In conclusione possiamo rispondere alla domanda posta, dicendo che non è vero che il Signore Gesú Cristo è morto su un «palo di tortura», ma Egli è certamente morto su una «croce». Resta comunque chiaro il fatto che questo non ci autorizza a fare della croce un’immagine di adorazione. Se poi la forma del supplizio su cui è morto Gesú è simile ad un oggetto di adorazione pagana, questo non dovrebbe turbarci, dal momento che altri popoli pagani adorano anche dei semplici «pali» (vedi per esempio: culto di Baal, l’idolo di Astarte o «palo sacro» - cfr. Deut. 7:5; Gd 3:7; 6:25; 2 Rom 13:6).
Comunque, Cristo è morto per la nostra salvezza, poiché Il sangue di Gesú Cristo ci purifica da OGNI peccato (1 Gv 1:7).
Filippo Chinnici
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