perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi,
insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio,
aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati!
2° TImoteo 3
Vedi anche: (2P 2:1-22; Gd 3, ecc.; Tt 1:10-16)
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La lista di Paolo si conclude con una frase, invece che con una singola parola o due. Le persone che formano quest'epoca perduta e condannata, durante questi ultimi giorni, hanno la ''forma della carità", possono dedicarsi a un'apparenza di carità, ma ne hanno rinnegato la sua potenza.
Quest'apparenza può avere molte forme diverse;
- può assumere la forma esteriore di una buona liturgia
- oppure di molta esuberanza spettacolare;
- può essere una grossa e vistosa bolla formata da bei discorsi attraenti a proposito di Dio.
Ciò che manca, però, è spesso in questi casi il potere trasformante del Vangelo, che cambia alla radice la vita delle persone. Negare la potenza del Vangelo non significa necessariamente esprimere un'aperta negazione verbale contro tale potenza. Il punto, a tale proposito, non è la negazione verbale, quanto l'assenza di qualsivoglia evidenza di potenza nella propria vita.
Perciò, in Tito 1:16, alcune persone affermano di conoscere Dio, ma con le proprie azioni in realtà
Lo negano. In altre parole, la loro religione è ricca nella forma e nella professione verbale, ma ciò che manca è la vita trasformata, e questo è tragico.
"Non aver nulla a che fare con queste persone", dice Paolo (3:5). Chiaramente, se dovessimo applicare questa massima a chiunque abbia in qualche modo mostrato uno di questi peccati, dovremmo scomunicare tutti, a cominciare da noi stessi. Il risultato non sarebbe una chiesa più piccola, ma una chiesa completamente azzerata.
Eppure la considerazione di Paolo è sicuramente importante, è costruita sul presupposto che quando il Vangelo giunge in una persona, esso praticamente trasforma la sua vita.
Il Vangelo non ci dichiara semplicemente "giusti" sulla base di quello che Cristo ha fatto, poiché la salvezza è più che soltanto giustificazione, la salvezza include una rigenerazione, una trasformazione di vita, potenziata dallo Spirito Santo, tale che Gesù stesso può dire: "Li riconoscerete dal loro frutto" (Matteo 7:20).
Ciò non vuol dire che i Cristiani raggiungono la perfezione in questa vita, ma vuol dire, comunque, che dove c'è una sequenza di peccati continuativi, irriducibili e pubblici, uno schema che tutti possono vedere antitetico al Vangelo, a un certo punto bisogna dire: "Perché dovremmo pensare che questi sono dei Cristiani se vivono in un modo che è indistinguibile da quello del mondo? Il Cristianesimo non è così!" Oppure dovremmo, come indica Paolo: "Non avere nulla a che fare con tali persone!"
Questo non vuol dire che non dobbiamo fare amicizia con loro, né che non dobbiamo cercare di evangelizzarli, e ancor meno che non dobbiamo comportarci con civiltà nei loro confronti, significa che la Chiesa, il corpo di Cristo, non deve essere formato da persone così.
Tratto da: Dalla resurrezione al suo ritorno, vivere fedelmente negli ultimi giorni. Di Don a Carson
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