Ecco una descrizione di uno scriba romano in una lettera all’ imperatore: «I cristiani conoscono Dio ed hanno fede in Lui. Perdonano chi li opprime e diventano loro amici. Fanno del bene ai loro nemici. Le loro donne sono pure e le loro figlie sono pudiche. I loro uomini non fanno matrimoni irregolari e si tirano indietro davanti a qualsiasi impurità. Si amano. Salvano gli orfani dai violenti. Non si rifiutano di aiutare le vedove. Accolgono uno straniero come un vero fratello e si rallegrano. Ogni mattina e in ogni ora lodano Dio per la Sua bontà. Non si vantano davanti agli altri delle loro buone opere, ma stanno attenti affinché nessuno le veda. È infatti un nuovo popolo», scrive Aristardes «e c’è qualcosa di divino in loro.»
«Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che ha generato, ama anche chi è stato da Lui generato. Da questo sappiamo che amiamo i figli di Dio: quando amiamo Dio e mettiamo in pratica i Suoi comandamenti. Perché questo è l’amore di Dio: che osser viamo i Suoi comandamenti; e i Suoi comandamenti non sono gravosi. Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è Colui che è venuto con acqua e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e i tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore, poiché questa è la testimonianza di Dio che Egli ha reso al Figlio Suo. Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio Suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita».
1 Giovanni 5:1-12
Chi è un cristiano? C’è un’ opinione comune secondo cui il cristiano è colui che è stato battezzato, che va in chiesa e che dona l’8x1000 alla chiesa. Questa è, più o meno, una vaga convinzione. Se ci chiedessimo cosa fosse una dottoressa o un meccanico, non avremmo difficoltà a trovarne la definizione.
Ovviamente per trovare una risposta alla domanda: «Cosa significa essere un cristiano?» la cosa diventa più difficile. Posso vivere qualcosa che non posso spiegare o che mi è sconosciuto?
Immagina di doverti sottoporre ad un trattamento odontoiatrico e che dopo alcune sedute dolorose il dentista scoprisse di aver curato il dente sbagliato. Ne saresti felice? Certo, aver curato il dente sbagliato non ti mette in pericolo di vita. Ma sappiamo tutti che una diagnosi sbagliata in altri ambiti è costata la vita a tante persone. Avere un’idea sbagliata dell’essere cristiani può impedire di trovare la via giusta per diventarlo.
Questo significherebbe aver vissuto inutilmente. O ancora peggio: fraintendere il significato di essere cristiani, può impedire di ricevere la vita eterna e di avere un’eterna comunione con Dio. Forse aiuterebbe, a questo punto, porsi la domanda inversa:
Essere cristiani – cosa NON significa?
Si è cristiani, andando al culto la domenica?
No, andare al culto o partecipare ad una riunione non fa dell’uomo un cristiano; ma tutti i veri cristiani hanno il desiderio di andare la domenica al culto. Questo non perché, prendendovi parte, diventano cristiani, ma perché al culto possono ascoltare la Parola di Dio, incontrarsi con altri cristiani e mettere i propri doni a servizio degli altri. Ma non si è cristiani solo perché qualche volta, o magari anche regolarmente, si va al culto.
Si è cristiani se si appartiene formalmente ad una chiesa o ad un altro gruppo religioso?
No, ma tutti i veri cristiani, dopo un po’ di tempo, cercheranno per propria convinzione, una chiesa cristiana. In Germania il 75 % della popolazione appartiene ad una chiesa. Ma quanti di loro si dicono «cristiani» e non con- ducono una vita da cristiano? Chi vuole equiparare l’essere cristiani con la chiesa o con tutto ciò che ha a che fare con l’istituzione ecclesiastica, formula una diagnosi errata e pericolosa.
Si è forse cristiani se ci si adopera per essere una persona servizievole e corretta, facendo opere buone ed essendo altruista ed integro, cercando di vivere bene con tutti?
No, neanche questo è vero. Ma ogni vero cristiano avrà il desiderio di avere una coscienza pulita davanti a Dio e agli uomini, e vivere, per quanto dipende da lui, in pace con tutti. Un cristiano vuole trattare tutte le persone con rispetto e amore indipendentemente dalla razza, nazione, cultura, religione e ideologia. Non sono questi atteggiamenti a definirlo cristiano, al contrario, proprio perché è un cristiano vive con questo atteggiamento. C’è una bella differenza! Naturalmente
ogni vero cristiano si impegnerà ad essere una persona misericordiosa e ad aiutare gli altri ogni volta che potrà. Ma possiamo defi- nire cristiano chiunque disponga di queste qualità? Ad ogni modo, ho conosciuto gente che possedeva que- ste virtù ma che consapevolmente viveva da atea, rinnegando l’ esistenza di Dio. Quindi non è così semplice. Guardiamo la cosa da un’ altra ottica.
Si è cristiani, quando si vive secondo i principi biblici?
Forse quest’approccio si avvicina di più alla verità. Eppure c’è un inganno pericoloso. Posso prendere sul serio i principi eticomorali della Bibbia, posso amare il prossimo, posso essere pronto a fare dei sacrifici e adoperarmi per i poveri, eppure soltanto sfiorare con la mia vita il vero cristianesimo. È scioccante. Fare non vuol dire essere.
Ho visto una volta una scimmia ammaestrata. Indossava un paio di pantaloni ed una giacca, si metteva il cappello e mangiava una banana con la forchetta ed il coltello. Era stata ammaestrata secondo lo stile di vita umano. Ma questo faceva di lei una persona? Naturalmente no.
Guarda che non si è cristiani solamente perché si pratica uno stile di vita cristiano e si vive secondo i principi biblici. Essere cristiani è di più, è un’altra cosa.
Beh, allora, cosa potrebbe esserci ancora? Un viso raggiante, forse? Dei vestiti modesti? L’astinenza da alcol, nicotina o droghe? Impegnarsi a combattere contro il malfunzionamento dei servizi pubblici o l’abbattimento delle foreste? Oppure un cristiano è uno che conosce più di venti versetti della Bibbia a memoria?
Il punto cruciale dell’ essere cristiani
Sai, tutto questo è bello e buono. Ma non centra il punto. Che cosa significa essere cristiani? Qual è il punto? Quale è il segreto del cristiano? In cosa differisce essenzialmente il cristiano dal non cristiano? Ad esempio, in cosa differiscono le persone sposate da quelle non sposate?
Certamente in tante cose esteriori. Gli uni portano l’anello, gli altri forse no. Gli uni pagano più imposte degli altri. Gli
uni hanno una casa, gli altri no. Sono queste le differenze sostanziali tra loro? Se sono dei matrimoni felici, si distinguono, a parer mio, da queste cose essenziali: i due si amano e si fidano l’uno dell’altra, hanno fatto un patto. Il matrimonio è un vincolo tra due persone. Ed è proprio questo il punto cruciale dell’essere cristiani. Essere cristiani è un vincolo personale
con Gesù Cristo, un voler vivere la vita insieme a Gesù Cristo.
Giovanni, testimone oculare della vita di Gesù, scrive nella sua lettera ai cristiani del I secolo:
«Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio …»
Oltre alla nascita terrena, l’entrata in questo mondo, deve esserci una nascita spirituale per avere l’accesso al mondo di Dio. Questo accade per fede. È molto importante.
Un cristiano è un credente, che pone la sua fede in Dio. Credere significa porre fede in qualcuno. In noi c’è questa fede? Perché se non abbiamo fede, pur essendo equipaggiati di tutto, non saremo mai dei veri cristiani, perché solo attraverso la fede è possibile avere un rapporto personale con Dio.
Un credente crede, crede in Gesù Cristo. Non è la fede in quanto tale a fare di me un cristiano. Ci sono seguaci di altre religioni che credono, eppure non sono dei cri- stiani. Ma è la fede in Gesù Cristo il nocciolo della que- stione. Ripeto, la Bibbia dice: «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio …»
Valido o non valido?
Nel 1990 ho tenuto delle conferenze nel sud dell’Ungheria. Ero accompagnato da mia moglie. Al confine con la Jugoslavia, controllarono i nostri passaporti. I documenti di Silvia erano a posto, ma i miei no. Non mi ero accorto che il mio passaporto era scaduto. Il doganiere non voleva vedere un passaporto qualsiasi, ma un passaporto che fosse valido. Se non avessi avuto un altro documento di identità valido, saremmo dovuti tornare a casa. Quella volta ci è andata bene.
La stessa cosa vale per la fede. Dio non vuole una fede qualsiasi, come ad esempio, aver fede nella bontà della gente o in un essere superiore, ma esige una fede valida in Suo Figlio!
Abbiamo detto che un cristiano crede in Gesù Cristo. Crede che Gesù è il Cristo, l’Unto, vale a dire il Salvatore degli uomini mandato da Dio. Si tratta allora di credere in Gesù, il Figlio di Dio, nel Dio che si è fatto uomo.
Si tratta pure di credere in Gesù crocifisso. Il cristiano non crede solo alla crocifissione di Gesù come evento storico, ma crede che il Signore Gesù è morto proprio per lui e per le sue colpe.
Questo è molto importante.
Un cristiano crede in Gesù risorto. Sa che Gesù è morto, ma che è anche risorto e che oggi vive. Egli può entrare nella mia vita attraverso il Suo Spirito e cambiarla. Abbiamo a che fare con un Cristo vivente e non con uno morto. Il cristianesimo non è l’adorazione di un Dio morto. Il cristianesimo è avere fede nel Signore risorto, che oggi vive meravigliosamente dentro di me. Quindi non si tratta di credere ad una dottrina o ad un dogma. Si tratta avere fede nella persona di Gesù Cristo: «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio …».
La vita è la prova che si è nati. Tempo fa, i futuri padri dovevano aspettare davanti alla sala parto. Aspettavano con impazienza il primo vagito del neonato. Quando piangeva era tutto chiaro. La vita è la prova che qualcuno è nato. La vita di un credente è la prova di una rinascita, in cui Dio fa nascere qualcosa di nuovo. La vecchia vita, in cui Cristo non era al centro, è passata. È nato qualcosa di nuovo.
Posso chiederti a questo punto:
- tu credi in Gesù Cristo?
- Hai posto la tua fede in Lui?
- Lo ami in risposta all’amore che Egli dimostrò sulla croce?
- Hai fatto un patto con Lui?
Si diventa cristiani attraverso Cristo, non con una cerimonia in chiesa o in una chiesa libera, né con un battesimo da bambino, né con un battesimo da adulto, né facendo una vita da cittadino giusto e retto, e nemmeno impegnandosi in qualche associazione socio-politica. Cristiani si diventa solo attraverso Cristo.
Giovanni continua nella sua lettera: «Chi ha il Figlio, ha la vita. Chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita.» Credi in Gesù Cristo? Non sei obbligato. Dio non ti costringerà mai. Ma ti corteggia, ti chiama e ti invita. Si, Egli soffre se tu come Sua creatura amata vivi una vita senza un vero rapporto con Lui. Ma non ti obbliga. Devi sapere questo: sei moralmente responsabile della tua decisione. Io e te dovremo rendere conto un giorno davanti a Dio del nostro atteggiamento nei
confronti di Gesù Cristo.
Non c’è una scorciatoia. Ma puoi credere in Lui.
Klaus e Birgit
Voglio raccontarti, infine, un esempio di incoraggiamento. Si tratta di Klaus e Birgit. Erano sposati, avevano due belle figlie ed erano rispettati nel loro paesino. Collaboravano nella chiesa evangelica. Ma non erano dei veri cristiani. Quando Klaus si ammalò gravemente, la coppia entrò in crisi. Io li conobbi proprio in quel periodo, durante una festa di Natale. Nei mesi
seguenti leggevamo la Bibbia insieme due volte al mese. Era tangibile vedere come di volta in volta comprendevano il vero significato dell’essere cristiani.
Dopo un anno e mezzo vissero sulla propria pelle l’adempimento della Parola di Dio: «Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio» (Giovanni 1:12). Essi riconobbero le loro colpe davanti a Dio e accettarono il Suo perdono. Intrapresero una nuova direzione di vita con Cristo nel cuore.
Iniziarono a vivere con Lui e per Lui. Prima erano cristiani solo di nome, ora vivono la vita da cristiani. Presero questa decisione 25 anni fa, e nel frattempo anche le loro figlie sono cristiane convinte e si sono sposate con dei credenti.
Perché ti racconto questo? Perché alla fine voglio met- tere in chiaro questo: quando si diventa cristiani attraverso Cristo, la vita cambia e si inizia a vivere la vita del cristiano.
L’ esempio dei primi cristiani
Ecco una descrizione di uno scriba romano in una lettera all’ imperatore: «I cristiani conoscono Dio ed hanno fede in Lui. Perdonano chi li opprime e diventano loro amici. Fanno del bene ai loro nemici. Le loro donne sono pure e le loro figlie sono pudiche. I loro uomini non fanno matrimoni irregolari e si tirano indietro davanti a qualsiasi impurità. Si amano. Salvano gli orfani dai violenti. Non si rifiutano di aiutare le vedove. Accolgono uno straniero come un vero fratello e si rallegrano.
Ogni mattina e in ogni ora lodano Dio per la Sua bontà. Non si vantano davanti agli altri delle loro buone opere, ma stanno attenti affinché nessuno le veda. È infatti un nuovo popolo», scrive Aristardes «e c’è qualcosa di divino in loro.» Spero che ciò si possa applicare anche ai i cristiani del XXI secolo.
Chi ha Cristo nella propria vita, può vivere e vivrà una vita da cristiano. In questo ordine, tutto ha senso. Non viceversa. E tu? Vivi ancora lontano da Dio? Non vuoi cambiare questa situazione? Non vorresti buttare via le idee sbagliate che ti sei fatto di Cristo ed attaccarti a Lui? Egli è la Vita. Egli può darti la vera vita.
Wilfried PLOCK
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