C’è una franchezza innocente che può contenere qualcosa di molto disarmante. Quella tipica dei bambini che, nella loro semplicità, palesano la bellezza della verità la quale, troppo spesso, nel corso della vita è soffocata da sovrastrutture di diversa natura.
Tutti noi abbiamo avuto a che fare con simili esperienze meravigliosamente raccontata nella fiaba di Hans Christian Andersen intitolata “I vestiti nuovi dell’imperatore”.
In breve la trama è questa: il protagonista è un imperatore superficiale e vanitoso, molto attento al suo aspetto esteriore, soprattutto all’abbigliamento. Un giorno gli si presentano due furfanti, garantendo di essere in grado di produrre una stoffa preziosissima e meravigliosa, con il pregio di essere invisibile agli ignoranti. Colpito nella vanità, il re dunque si fa “confezionare” abiti nuovi, e tutti i dignitari di corte, per paura di essere tacciati di ignoranza, poiché a loro la stoffa appare invisibile, si sperticano in lodi esagerate riguardo ai vestiti inesistenti.
Giunge il giorno della grande parata, l’imperatore sfila e il codazzo dietro, tronfi, sicuri! Finché un grido si leva da una voce innocente, da un bambino: “Il re è nudo!”.
Così crolla il muro di ipocrisia, le false notizie.
Gesù apprezza questa franchezza genuina dei bambini oltra al loro desiderio puro di conoscere, rimanere meravigliati, ricercare aiuto ed essendo disposti ad aiutare, infatti leggiamo che Gesù li prende a paradigma affermando:
Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18,1-5.10.12-14)
Ma proprio come c’è una saggezza che scende dall’alto e una saggezza terrena naturale e diabolica (Giacomo 3:14-16) c’è una franchezza innocente e una franchezza cinica ed empia.
Una franchezza, cioè, il cui obiettivo non è rilevare fatti veri con semplicità di cuore ma, piuttosto, evidenziare fatti per ferire, non per il bene ma per il male.
E’ il lato oscuro della franchezza perché in nome di essa ci si trova, quindi, spesso a ferire spietatamente e/o a giustificare ogni propria azione proprio in nome della “trasparenza” del nostro essere,
“sono fatto così, e non lo nascondo come fanno altri!”.
In questo caso, che poi sono molti i casi, ci si ritrova a sbandierare “franchezza” ritenendosi migliori degli altri “malvagi” introversi, per quanto essi siano ugualmente peccatori.
Niente a che fare con la franchezza innocente, in questo caso è proprio la saggezza diabolica che ci fornisce uno strumento sopraffino, nell’ingannare in particolare se stessi, per continuare a sentirsi migliori essendo invece peggiori di quanti vorremo “educare” con la nostra franchezza.
Spesso, come discepoli di Cristo, ci vantiamo della franchezza citata da Paolo nell'annunciare il vangelo. Ed il vanto di essa è appunto evidenziata dall'apostolo. Ma attenzione! Se la nostra franchezza è condita di spietato giudizio, se non quando di maledizione intrinseca, allora non si tratta della franchezza genuina, che nasce da un amore per le anime, ma di altro. Per nutrire la franchezza buona abbiamo bisogno di essere alla presenza di Dio, quotidianamente.
E' li, alla Sua presenza, che l'atmosfera cambia, vinciamo le nostre debolezze, ci fortifichiamo nello spirito e riprendiamo ad amare le persone.
In assenza di questo quotidiano rifornimento, resta la dottrina a cui siamo affezionati e a cui vorremo che altri, con "franchezza" espositiva, aderiscano.
Da cristiani abbiamo delle armi, utili in molte occasione, per disinnescare questo laccio e non solo questo laccio, sono gli ingredienti non segreti lasciati ai discepoli del Maestro, eccone alcuni:
- Umiltà (cioè l’interrogarsi non occasionalmente per capire se siamo nella verità)
- Amore compassionevole (ovvero capire il tempo ed il modo, in preghiera, per esternare la franchezza)
- Consacrazione (L’unica arma per essere potenti nello spirito e riuscire, vincendo, in ogni cosa che riguarda la volontà di Dio)
.... Ho riflettuto ancora sul discorso della propria paura, di cui ti ho scritto recentemente. Penso che sotto la apparenza della franchezza a questo proposito passino come ́naturali cose che in fondo sono un sintomo del peccato; è proprio come quando si parla esplicitamente di cose sessuali. ́Sincerità non significa mettere allo scoperto tutto ciò che esiste. Dio stesso ha fatto delle vesti per gli uomini, ossia, “in statu corruptionis” molte cose devono restar nascoste nell’uomo, e il male, anche se non si riesce a eliminarlo, deve in ogni caso rimanere coperto; mettere a nudo è un’operazione cinica; e anche se il cinico si atteggia a onesto o si presenta come fanatico della verità, egli trascura tuttavia la verità decisiva, quella cioè che dal peccato originale in poi devono esistere anche il velo e il segreto......
... Inoltre: ́dire la verità (ho scritto un saggio (54) sull’argomento) significa dire come qualcosa è realmente, cioè rispettare il segreto, la fiducia, il velo. ́Tradimento, per esempio, non è verità, così come non lo sono frivolezza, cinismo eccetera. Il velo dev’essere tolto solo nella confessione, cioè dinanzi a Dio. Ma anche di questo, più a lungo in seguito...
Resistenza e resa - Dietrich Bonhoffer
1 «All'angelo della chiesa di Efeso scrivi:
Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:
2 "Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi.
3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato.
4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore.
5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi.
6 Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io detesto.
7 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio".
35 Non gettate via dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.
36 Avete infatti bisogno di perseveranza affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
37 «Ancora un brevissimo tempo, e colui che deve venire verrà e non tarderà.
38 E il giusto vivrà per fede; ma se si tira indietro l'anima mia non lo gradisce».
39 Ma noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell'anima.
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