"Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregavano e cantavano inni a Dio; e i prigionieri li udivano" (Atti degli Apostoli 16:25). - Che splendore meraviglioso aleggia sulla storia della Pentecoste. Lo Spirito di Dio si rivela in maniera imponente, gli apostoli si presentano sulla scena con grande gioia, la gente confluisce a migliaia e molti credono.
La gioia del giorno di Pentecoste, emanata dagli apostoli in maniera particolare, non era per niente scontata. Infatti
gli apostoli erano persone svantaggiate nella vita e reduci dall'evento della crocifissione di Gesù. Ah, non oso immaginarmi da quali angosce fossero tormentati al vedere il Redentore appeso alla croce. E anche quando, dopo la
Sua resurrezione, ancora non sapevano se fossero stati respinti definitivamente o se il Signore li avrebbe accolti e si sarebbe servito di loro un'altra volta. Avevano alle spalle molte sofferenze e anche esteriormente erano dei poveretti.
Due volte si dice in relazione alla vita di Pietro: "Abbiamo pescato tutta la notte, ma non abbiamo preso niente." Mi
piacerebbe vedere un occidentale disposto a fare per due volte un turno di notte senza guadagnare niente. Di sicuro
non ce ne sarebbe neanche uno.
Gli apostoli venivano dalla povertà, dall'angoscia e dalla disperazione. E davanti a loro si apriva una vita di persecuzioni che nella maggior parte dei casi sarebbe sfociata nel martirio.
È del poeta comunista Bertolt Brecht la seguente citazione dell'Opera da tre soldi: "E gli uni sono nel buio, gli altri nella luce." A giudicare dalle apparenze, gli apostoli erano fra quelli nel buio.
Bisogna tenere presenti i retroscena per capire quanto sia miracoloso che essi si presentino alla Pentecoste con una tale gioia da invogliare tremila persone a diventare cristiane.
Amici miei, nel libro di Giobbe si trova un versetto a me particolarmente caro, che già da un punto di vista formale è pura poesia. Dice: "Dio, il mio Creatore, che nella notte concede canti di gioia". In senso figurato, gli apostoli rappresentavano delle persone che si trovavano "nella notte".
Ma il giorno della Pentecoste, il loro cuore traboccava di gioia nel Signore, per così dire, "sprizzavano gioia da tutti
i pori". Lo Spirito di Dio produce "canti di gioia nella notte". Ci sono molte altre persone che vivono nella notte, persone misere, malate o sole. Ma ascolta: Dio non vuole limitarsi a sentire i tuoi gemiti, attraverso lo Spirito Santo
egli vuole operare nel tuo cuore in maniera tale che tu possa lodare: "Dio, il mio Creatore, che nella notte ispira canti
di gioia." Ciò può accadere, come allora a Gerusalemme, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni cuore.
Adesso, dalla storia della Pentecoste trasferiamoci in spirito a Filippi, analizzando il testo con questo filo conduttore: Dio, il mio Creatore, che nella notte concede canti di gioia
1 La notte
Mentre Paolo e il suo amico Sila erano in prigione, era notte sia dentro che fuori. ll Signore aveva portato Paolo in Europa con una chiamata molto chiara. Che momento quello in cui i due uomini avevano posto il piede sul suolo dell'Europa! La prima città nella quale vengono condotti è Filippi. Là proclamano il loro messaggio: Dio ha squarciato il cielo, ha mandato suo Figlio, che è morto per te sulla croce e ti ha riscattato dalle potenze delle tenebre. Gesù è risuscitato e tu hai il privilegio di potergli appartenere ...
Quel messaggio provoca subbuglio. Il popolo si getta addosso a Paolo e Sila che vengono trascinati davanti alle
autorità. Queste ultime volevano proprio tornarsene a casa dopo una giornata di lavoro, saranno mancati dieci minuti
alla fine del servizio. I funzionari dicono: "Per oggi basta!" Il pretore comanda: "Flagellateli e gettateli in prigione.
Domani riprenderemo."
Paolo e Sila vengono flagellati. La flagellazione romana era una cosa terribile: alle fruste erano intrecciati dei pezzi di ferro, così che la schiena colpita veniva dilaniata. Coperti di sangue, i due vengono consegnati al direttore del carcere, che probabilmente era un ufficiale romano in pensione.
Quello sbatte i tacchi: "Obbedisco!" - e getta subito Paolo e Sila nella cella più nascosta. Sarà stato un buco! Il carceriere mette i loro piedi nei ceppi. Precisamente non so neanche io che razza di strumento di tortura fosse questo ceppo, ad ogni modo un supplizio crudele. E così i due si ritrovano nella cella buia, sarà stato fra le sei e le sette di sera. Forse l'acqua gocciolava dai muri e i topi correvano sui piedi dei prigionieri.
Non si sa nulla di loro, finché t roviamo scritto: "Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregavano e cantavano inni a Dio."
Ora vi chiedo: Che cosa avranno fatto i due uomini dalle sei di sera fino alla mezzanotte? Sicuramente si erano trovati in una grossa prova: non solo fuori era notte, ma anche dentro di loro. Nessuno venga a raccontarmi di essere un cristiano e di non sapere niente di queste notti della prova.
Mio nonno disse una volta ad un anziano fratello che aveva un viso molto malinconico: "Ehi, i cristiani hanno gli occhi luccicanti!" Al che l'interpellato rispose: "Non posso sorridere, mentre spiritualmente devo morire, mentre sono
nella prova."
Vorrei cercare un po' di approfondire la prova di Paolo, perché ritengo che noi veniamo a trovarci in prove simili alla sua. Su Paolo si abbatte la domanda: "Come può Dio permettere tutto ciò? È stato lui a chiamarmi qui, ed è lui che io sto servendo. Sicuramente vuole che il suo messaggio venga annunciato. E ora ci fa frustare a sangue e chiudere qui dentro. Come può Dio permetterlo?!"
Amici miei, io avevo due figli. Dio me li ha presi entrambi e su di me si è abbattuta la domanda: Perché lo fa? Una tale domanda viene posta spesso in maniera superficiale, ma può anche provenire da esperienze di sofferenza e diventare una prova per i cristiani.
Poi certamente in Paolo divampava una forte ira. Niente può colpire più duramente un uomo del dover sopportare un'ingiustizia senza potersi opporre. Paolo era cittadino romano e in quanto tale apparteneva ad una classe privilegiata: non poteva essere flagellato. In quel momento, con la flagellazione sperimentò di persona l'ingiustizia del mondo; ed era impotente.
Ma non solo l'ira può essere una prova, una tentazione: possono sopraggiungere anche gli istinti carnali, l'ostinazione, l'invidia. In fondo, il vecchio uomo è ancora qui. E se ci rendiamo conto di come ci distruggiamo, quando il vulcano esplode... ecco, questa è una prova.
Anche l'eccessiva preoccupazione può diventare una prova, una tentazione. Paolo aveva appena iniziato il suo servizio a Filippi. Che cosa ne sarebbe stato allora delle persone risvegliate, della piccola chiesa?
Quanto ciò possa essere vero, lo sappiamo in particolare noi persone anziane, i giovani la prendono più alla leggera.
Quando i miei figli si sono sposati, ho pensato: adesso avremo un po' di respiro, baderanno da soli a se stessi.
Ma no. Ora squilla il telefono ininterrottamente: qui c'è un nipotino malato, là è successo qualcos'altro, Appunto, delle preoccupazioni non ci si libera mai. Forse anche fra noi, oggi, ci sono alcuni che stanno annegando in un mare
di preoccupazioni.
Paolo dovette certamente affrontare un'ulteriore prova: la paura degli uomini. Davide era sicuramente un grande guerriero, ma anche lui una volta disse: "Non voglio cadere nelle mani degli uomini." Nel Terzo Reich ho sperimentato questo un paio di volte. È terribile quando uno viene assalito dalla paura: "Che cosa mi faranno?". E sei in balìa degli altri senza possibilità di difesa!
Ma la prova più difficile di Paolo fu rappresentata di sicuro dal dubbio atroce: "Il Signore mi ha rigettato e non vuole più che io sia suo servo?". Paolo era sì certo della sua salvezza, ma lo tormentava il pensiero: Forse Dio non potrà più utilizzarmi per il suo servizio? Sono un suo strumento che ora getta via? Ecco la notte nel cuore di Paolo!
Forse anche tra di noi c'è qualcuno che si trova in una oscurità simile. Un pastore anziano di una grande città sa che ognuno ha i suoi problemi oscuri, le sue sofferenze e angosce che non può raccontare a nessuno. Ma nella Bibbia, nel Salmo 34, si trovano delle parole formidabili:
"L'Eterno è vicino a quelli che hanno il cuore rotto."
Così il Signore era molto vicino a Paolo, anche se l'apostolo in quel momento non lo sentiva.
2 - Canti di lode
Verso mezzanotte, la situazione era completamente cambiata. La cella buia si era trasformata in un tempio di Dio,
dal quale si innalzavano dei canti di gioia. Un canto di lode tanto potente che i carcerati lo sentivano.
È interessante notare che in realtà proprio niente era cambiato: la schiena flagellata continuava a far male esattamente come prima, i piedi erano ancora imprigionati nei ceppi, gli apostoli si trovavano nelle mani degli uomini come prima; eppure, tutto ad un tratto, ecco risuonare dei canti di gioia!
Ed ecco il segreto: nei loro cuori era avvenuto un cambiamento.
Spesso pensiamo che tutto andrà bene quando la pressione dall'esterno scomparirà, che tutto andrebbe bene se avessimo 50 euro in più e cose del genere. No! La prova se ne va quando è dentro di noi che avviene il cambiamento, Sono diversi giorni che preparo questa predicazione. Nel farlo, sono stato scosso fin nel mio intimo da quei canti di lode risonanti nella notte buia dall'orribile cella di Filippi.
Vorrei veramente farvi capire che cosa significhi un tale canto di lode.
Nell'Apocalisse, al capitolo 5, ci viene illustrata una scena meravigliosa: a Giovanni vengono aperti gli occhi sul mondo invisibile. Egli vede strani esseri viventi intorno al trono di Dio. Vede i 24 anziani e poi li vede - che cosa incredibile! - gettare le loro corone nella polvere, davanti al trono di Dio. È lì che comincia la lode, la lode in cielo.
Improvvisamente c'è una pausa e Colui che siede sul trono tiene in mano un rotolo con i suoi piani. In tutto il cielo viene chiesto: Chi è in grado di aprire il rotolo e portare a compimento i piani? Silenzio assoluto. Nessuno può farlo.
A Giovanni sgorgano le lacrime dagli occhi, "Non c'è proprio nessuno che ne sia capace?" Un angelo lo consola: "Non piangere! C'è qualcuno, il Forte, l'Eroe, il Leone di Giuda".
Ora Giovanni attende ansiosamente di scoprire chi sia questo forte Leone di Giuda. lo me lo immagino così: le schiere di angeli si aprono ed ecco in piedi davanti al trono ... un Agnello con una ferita mortale! Gesù, sacrificato per noi!
Ciò che segue posso solo leggerlo parola per parola (Apocalisse 5:11-13): "Quindi vidi e udii la voce di molti angeli intorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, che dicevano a gran voce: Degno è l'Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la benedizione".
Un canto di lode nei luoghi celesti! E a quella imponente adorazione si mescola la voce proveniente dal carcere buio, dalla notte. La nostra lode, amici miei, si aggiunge sempre a quella grandiosa lode celeste di Dio.
Abbiamo ascoltato come Paolo si unì ai canti di lode celestiali, e ora ci chiediamo:
3. Come ci è arrivato?
Nella mia vita ho fatto la conoscenza di buie celle di prigione, non quelle della giustizia penale ordinaria, ma quelle delle inquietanti carceri del servizio segreto di Stato. E so che cosa sono i momenti di oscurità e di prova. Ma ho sperimentato anche come si arriva ai canti di lode. Perciò, per una volta vorrei raccontarlo, a titolo di testimonianza:
"Verso mezzanotte Paolo e Sila, pregavano ... ", significa che la prova era finita nel momento in cui i due erano stati di nuovo in grado di pregare. Prima erano stati immersi in una tale oscurità, che la preghiera non era più possibile per loro. Paolo ha espresso tale esperienza in Romani 8: noi possiamo venire a trovarci nella situazione in cui non
sappiamo più come dobbiamo pregare. Ma quando i figli di Dio sono così prostrati, lo Spirito Santo prega per loro.
"Ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili."
Poiché lo Spirito Santo intercedeva per lui, verso mezzanotte Paolo era di nuovo in grado di pregare.
Posso immaginare come abbia pregato. Prima aveva chiesto: "Come può Dio permettere tutto ciò?" Ora prega·
va: "Signore, non voglio neanche sapere perché lo fai. Non voglio neanche chiedere che tu cambi la mia situazione. Ma vorrei tornare a vedere la tua faccia misericordiosa. So che sei nl mio fianco, Non voglio qualcosa da te, voglio te!"
Mi ricordo che, quando ero piccolo, avevamo uno zio ricco. Quando veniva a trovarci, portava sempre dei regali fantastici, cioccolato, praline ... Noi bambini ci precipitavamo immediatamente addosso a lui: "Zio, ci hai portato ... "
E pensate, non mi ricordo proprio più che aspetto avesse lo zio: l'unica cosa che mi vedo davanti sono le tasche piene.
Vale a dire: in fondo, dello zio non mi importava niente, volevo solo i suoi regali.
E lo stesso fa la maggior parte della gente con il Redentore. Vogliono qualcosa da lui, ma non lui. Ma quando il Signore ci conduce in situazioni di tale oscurità, allora impariamo a pregare: Signore, io voglio solo te, il Principe della Pace, il Redentore dei peccatori, il garante della mia condizione di figlio di Dio.
Proprio nell'attimo in cui Paolo e Sila riescono a pregare così, accade qualcosa: essi vedono in spirito la croce del
Redentore.
Una volta, di notte, sono uscito su una nave dal porto di New York, passando davanti alla Statua della Libertà. È di
grande effetto vedere la statua, circondata dal mare buio, ergersi tutta illuminata sull'isola.
Facciamo la stessa esperienza con la croce di Gesù. Lo Spirito Santo la illumina tanto che non riusciamo più a vedere nient'altro se non il Figlio di Dio, che ha cancellato tutti i nostri peccati; lo vediamo come il sommo sacerdote
che ci ha riconciliati, come colui che ha pagato il riscatto per liberarmi. Amici miei, davanti a me non vorrei vedere nient'altro se non il Redentore sulla croce, che mi dice: "Non temere, io ti ho redento."
Ora Paolo capisce: Fra me e Dio è tutto a posto. E, in piena notte, lo Spirito di Dio gli mostra il Risorto.
Sì, il risorto Signore Gesù Cristo entra personalmente nella cella della prigione. Il Signore vive: è in quel momento che erompono i canti di lode!
L'esperienza più grande per me, durante il periodo di prigionia, fu proprio quella di vedere che neanche tre catenacci
possono trattenere il Redentore, quando egli vuole andare dalle anime che sono nella prova. Mai più egli è venuto da me come in quelle orribili celle di prigione. Una volta che mia moglie venne a trovarmi e disse: "Ti stai distruggendo",
potei risponderle soltanto: "No, sto come i sacerdoti all'inaugurazione del tempio di Salomone. In quel passo si dice che la gloria del Signore riempì il tempio, al punto che i sacerdoti non riuscivano a stare in piedi." Allo stesso modo, la mia lurida cella era ripiena della presenza di Gesù, al punto che non potevo quasi sopportarla."
Nella vita cristiana bisogna affrontare molte prove. Non c'è altro modo di superarle se non che Io Spirito Santo ci trasfiguri Gesù e il Signore stesso venga da noi. O mio Signore Gesù, la tua vicinanza porta grande pace nel cuore.
E la vista della tua grazia ci rende talmente beati che il corpo e l'anima ne divengono lieti e riconoscenti.
Wilhem Busch
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