Non devo niente a nessuno!

Il desiderio di voler essere ciò che si è solo sulla base delle proprie forze è un orgoglio sbagliato. Anche ciò che dobbiamo agli altri ci appartiene ed è una parte della nostra vita, e voler calcolare quanto uno s’è guadagnato da solo e quanto invece debba agli altri, non è certamente cristiano, ed è per di più un’impresa disperata.
L’uomo costituisce, appunto con ciò che egli stesso è e con ciò che riceve, un tutto.

Dietrich Bonhoffer

"tutti noi dobbiamo dipendere da altri, più lo comprendiamo meglio viviamo" - Rinaldo Di Prose

Dietrich Bonhoeffer - Biografia

La giovinezza

Figlio di Karl, un eminente psichiatra di origine berlinese, e di Paula, insegnante, una delle poche donne laureate in quel tempo, Bonhoeffer nacque il 4 febbraio 1906 a Breslavia (allora in Germania, attualmente parte della Polonia), da una famiglia molto in vista dell'alta borghesia, con relazioni anche col mondo politico e culturale.

Benché inizialmente avesse intenzione di seguire le orme paterne, manifestò fin da ragazzo la volontà di diventare un pastore evangelico: per i suoi parenti, che pur frequentando la Chiesa evangelica erano profondamente laici, fu una scelta "strana".

Studiò teologia a Tubinga e a Berlino, dove conseguì il dottorato nel 1927, a soli 21 anni, discutendo una tesi in ecclesiologia sulla Comunione dei Santi (“Sanctorum Communio”, pubblicato nel 1930).

Carcerieri e carcerati - Dietrich Bonhoeffer

Vi ringrazio molto delle vostre lettere; per me sono sempre troppo corte, ma naturalmente lo capisco benissimo. E’ come se la porta della prigione si aprisse per un momento e io tornassi a vivere insieme per un po' la vita di fuori.

Il bisogno di gioia è molto grande in questa casa tanto severa, dove non si sente mai ridere – anche il personale di guardia, con le esperienze che si fanno qui, sembra aver disimparato a farlo – e ogni fonte di gioia, interiore ed esteriore, la si sfrutta fino in fondo…

Dietrich Bonhoffer - Resistenza e resa - Lettere e scritti dal carcere 4 giugno 1943 - ai genitori

Chi sono - Dietrich Bonhoeffer

Chi sono io? Spesso mi dicono
Che esco dalla mia cella
Disteso, lieto e risoluto
Come un signore dal suo castello.

Chi sono io? Spesso mi dicono
Che parlo alle guardie
Con libertà, affabilità e chiarezza
Come spettasse a me di comandare.

Chi sono io? Anche mi dicono
Che sopporto i giorni del dolore
Imperturbabile, sorridente e fiero
Come chi è avvezzo alla vittoria.

Disprezzo degli uomini? - D. Bonhoeffer

Sul limitare del 1942, in uno scritto destinato agli amici più cari (Bilancio sulla soglia del 1943 – Dieci anni dopo, in Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Opere, vol. VIII, Queriniana, 2002,  pp. 21-40), Bonhoeffer traccia un bilancio di dieci anni di resistenza al regime di Hitler. Sono parole pesanti, maturate a contatto con l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia e della morte. Ma sono anche parole piene di speranza che solo chi ha una fede grande può dare. Ne riproponiamo alcune.

Stupidità - di D. Bonhoeffer

Il nemico del bene - Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese. Qui non si può ottenere nulla, né con proteste, né con la forza; le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si deve credere - in questi casi lo stupido diventa addirittura scettico - e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rabbiosamente all’attacco. Perciò è necessario essere più guardinghi nei confronti dello stupido che del malvagio. Non tenteremo mai più di persuadere lo stupido: è una cosa senza senso e pericolosa.

 

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